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mercoledì 21 Maggio 2025
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C’era una volta a Termoli: amarcord cinematografico

TERMOLI. Il cinema, fin dalla sua invenzione grazie ai fratelli francesi Auguste e Louis Lumière il 13 febbraio 1895 (non 1885!), ha stregato il mondo intero. Andare al cinema con la famiglia, la fidanzata o la moglie era un vero e proprio evento, un’occasione di festa. Oggi, purtroppo, con l’avvento di Internet e dello streaming, il cinema ha perso molto del suo fascino come valvola di sfogo e momento di svago.

A Termoli, le nuove generazioni forse non sanno che un tempo esistevano almeno cinque sale cinematografiche! Il Cinema Moderno, che poi diventò il Lumière dopo una ristrutturazione, oggi è stato rimpiazzato da un elegante hotel a quattro stelle. Il Cinema Sant’Antonio, inizialmente situato nella zona del belvedere in Piazza Sant’Antonio, il Cinema Adriatico in Via Roma (ora ridotto a un rudere fatiscente da troppi anni) e l’Arena, il cinema all’aperto estivo in Via XX Settembre, che costeggiava Via IV Novembre e le Poste Centrali, ora rimpiazzato da un bel palazzone.

Per noi adolescenti del dopoguerra, il cinema era un lusso che ci si concedeva, quando andava bene, la domenica o nei giorni di festa. I film che ci facevano impazzire? Ovviamente quelli con le sparatorie, i mitici “Cau Boye” (cowboy, per chi non ha familiarità con il nostro dialetto). Poi, appena raggiunti i 14 anni, cominciavamo a puntare ai film vietati ai minori di 14. E se eravamo abbastanza furbi, tentavamo pure quelli vietati ai 18. Come? Con metodi degni di una missione segreta: camuffavamo i documenti, ci facevamo crescere il baffetto per sembrare più grandi… ma niente, quelli della biglietteria ci conoscevano per sette generazioni! “Vavattinne a na case, vrettelone! Mo che vedo tuo padre, ju diche e te facce sfregne’ de mazzete!” (Vai via, sporcaccione! Mo’ che vedo tuo padre glielo dico e ti faccio riempire di botte!).

Eppure, i “film proibiti” dell’epoca erano quasi casti rispetto a oggi. I cosiddetti “spezzune“, film con contenuti pruriginosi, mostravano al massimo una spallina che scivolava giù dalla spalla di un’attrice come Sofia Loren o Lisa Gastoni. E noi lì, incollati allo schermo, con gli occhi sgranati. Al Cinema Arena, d’estate, la vera platea era fuori: balconi e impalcature delle Poste Centrali erano affollati come gli spalti di uno stadio durante la finale di Champions League. Mitico fu il caso di “Grazie Zia” con Lisa Gastoni: in una scena di appena cinque secondi si intravedeva un seno (uno solo!). Risultato? Sala vuota, impalcature e balconi stracolmi. E quando la scena clou arrivò, il boato fu tale che i vicini chiamarono i carabinieri! Quando arrivarono, si trovarono davanti una folla appesa ovunque e non poterono fare altro che ridere. Intanto, i gestori del cinema masticavano amaro.

E poi c’era il mitico Cinema Adriatico, noto anche come “Il Pidocchietti“, il cinema del popolo. Piccolo ma con platea e galleria, proiettava film di seconda e terza visione: mazzate, kung-fu, “Dalla Cina con furore“. E il martedì? Serata “spezzune”. Nessuno osava sedersi in platea: da sopra piovevano sputi, mozziconi di sigarette accesi e… altro. Se la sala si riempiva troppo, qualcuno gridava: “Chi ce l’ha vist aggia’ du vote, mo che se ne ve a na case!” (Chi l’ha già visto due volte, ora se ne torni a casa!). E se qualcuno si addormentava e russava, c’era sempre un buontempone pronto a fargli un richiamo in pieno orecchio. Risveglio traumatico garantito!

Oggi il cinema a Termoli è solo un ricordo, tra macerie e malinconia. Se non fosse per l’Oddo, sarebbe completamente sparito. Certo, c’è Internet, ma fidatevi: vedere un film in sala, con le poltrone, il grande schermo e il brusio della gente, non ha paragoni con il freddo streaming casalingo. E pensare che un tempo Termoli era pure all’avanguardia!

Michele Trombetta