TERMOLI. Pubblicato il nuovo regolamento Ue 2025 sulla Pesca. L’Unione Europea ha adottato il Regolamento (UE) 2025/219, che stabilisce le nuove possibilità di pesca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2025. Questo provvedimento segue le raccomandazioni della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) e si inserisce nel quadro della Politica Comune della Pesca (PCP), con l’obiettivo di garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine. Tra le zone interessate dalle nuove misure vi sono il GSA 17 (Mar Adriatico Settentrionale) e il GSA 18 (Mar Adriatico Meridionale), due settori strategici per la pesca italiana, dove operano numerose flotte specializzate nella cattura di piccoli pelagici (acciughe e sardine) e stock demersali (nasello, triglia di fango, scampi e gambero rosa mediterraneo).
Una delle novità più rilevanti riguarda la diminuzione dello sforzo di pesca per i pescherecci con reti da traino a divergenti, con una riduzione del 5,2% rispetto al 2024. Questa misura rientra nel piano pluriennale adottato con la raccomandazione CGPM/47/2024/5, che mira a diminuire progressivamente l’impatto della pesca sugli stock ittici. Per i pescherecci a sfogliara, il livello di sforzo rimane invariato rispetto al 2024.
L’obiettivo è ridurre la pressione sulle popolazioni di specie commercialmente rilevanti come nasello, scampo, triglia di fango e gambero rosa mediterraneo, garantendo il raggiungimento della mortalità da pesca sostenibile (FMSY) entro il 2025.
Il regolamento introduce un tetto massimo per le catture di piccoli pelagici nei GSA 17 e 18: Acciughe (Engraulis encrasicolus): il limite massimo di cattura per l’Italia è fissato a 15.733 tonnellate; sardine (Sardina pilchardus): l’Italia potrà pescare un massimo di 8.962 tonnellate Questa suddivisione tiene conto delle catture storiche e delle capacità delle flotte nazionali. Per le flotte slovene, considerata la loro bassa capacità di pesca, il regolamento prevede un accesso garantito a un quantitativo minimo di piccoli pelagici, per non compromettere l’attività della flotta locale. Uno dei pilastri del nuovo regolamento è la riduzione delle catture accidentali di esemplari sotto taglia e il miglioramento della selettività degli attrezzi da pesca. A tal fine, sono state introdotte le seguenti misure: aumento delle dimensioni delle maglie delle reti per evitare la cattura di esemplari giovani; promozione dell’uso di attrezzi selettivi, con incentivi per i pescherecci che adottano tecniche a minore impatto, introduzione di dispositivi di riduzione del bycatch, per proteggere le specie non bersaglio. Queste misure sono fondamentali per garantire il ripopolamento degli stock e migliorare la qualità del pescato destinato al mercato. Per proteggere gli habitat sensibili e garantire il ciclo riproduttivo delle specie ittiche, il regolamento ha introdotto o ampliato diverse aree di restrizione alla pesca (FRAs) nei GSA 17 e 18: Divieto di pesca nelle zone di nursery, per consentire la crescita delle giovani generazioni di acciughe e sardine; protezione delle aree di riproduzione del gambero rosa e del nasello, dove la pesca sarà limitata in determinati periodi dell’anno; queste restrizioni si applicano soprattutto alla pesca a strascico e a circuizione, considerate le più impattanti per l’ecosistema marino. Per garantire il rispetto delle nuove misure, il regolamento prevede un rafforzamento delle attività di controllo e sorveglianza:
maggiore utilizzo di sistemi di monitoraggio elettronico (VMS, AIS) per tracciare i movimenti delle flotte; ispezioni più frequenti nei porti e in mare, per verificare il rispetto delle quote e degli attrezzi autorizzati. Obbligo di registrazione elettronica delle catture per tutte le imbarcazioni oltre una certa dimensione. Queste misure ridurranno il rischio di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), migliorando la gestione delle risorse. Le nuove misure introdotte nei GSA 17 e 18 avranno effetti, con pro e contro da considerare: Protezione degli stock ittici, garantendo la sostenibilità a lungo termine. Aumento della qualità del pescato, con effetti positivi sul mercato. Minore impatto ambientale, grazie a restrizioni su attrezzi e aree di pesca. Riduzione delle giornate di pesca e dei volumi catturabili, con possibili ripercussioni sui redditi dei pescatori. Aumento dei costi di adeguamento per le flotte, specialmente per l’acquisto di attrezzi selettivi. Tuttavia, sono previsti fondi UE per sostenere la transizione verso una pesca più sostenibile, con incentivi per chi adotta pratiche a basso impatto. Nonostante le restrizioni imposte, l’obiettivo è garantire la sostenibilità del settore a lungo termine, bilanciando la tutela ambientale con le esigenze economiche delle comunità costiere. Nei prossimi anni sarà fondamentale monitorare gli effetti di queste misure e adattarle, se necessario, per assicurare un futuro solido alla pesca nel Mar Adriatico.