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mercoledì 19 Novembre 2025
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«E’ un abuso abrogare l’abuso d’ufficio?»

CAMPOBASSO. «E’ un abuso abrogare l’abuso d’ufficio?» Non è un gioco di parole, ma quanto si chiede l’avvocato Vincenzo Iacovino, sulla base della notizia che la Suprema Corte di Cassazione è ricorsa alla Corte costituzionale prima di decidere su di un caso applicando il principio della regola del “favor rei” derivante dall’abrogazione della norma penale che ha introdotto il reato.

I giudici di piazza Cavour sottolineano come la cancellazione del reato ha creato una sacca di impunità e ha indebolito, di conseguenza, la lotta alla corruzione, violando norme internazionali a cui l’Italia è vincolata.

Va infatti aggiunto che i cittadini oggi sono impotenti di fronte al dilagare degli abusi impuniti e impunibili.

L’abrogazione della norma, oltre a rendere lecito ogni abuso, ha creato un vuoto che non è stato colmato da alcun provvedimento volto a tutelare i cittadini dagli abusi di potere di pubblici ufficiali, in violazione degli articoli 11 e 117 della Costituzione, con riferimento al mancato rispetto della convenzione Onu anticorruzione, di Merida, dell’agosto 2003, firmata dall’talia.

Su tali presupposti i giudici ritengono che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio sia incostituzionale e, prima di decidere il merito del ricorso, hanno chiesto la pronuncia della Consulta.

Per la Cassazione c’è un contrasto dell’articolo 1 della legge Nordio con l’articolo 19 della Convenzione di Merida “rubricato in ‘abuso d’ufficio” che prevede l’adozione da parte degli Stati firmatari di “misure legislative necessarie” affinché sia punito “il pubblico ufficiale quando ha commesso intenzionalmente un atto abusando delle proprie funzioni” o è accusato “di compiere o di astenersi dal compiere, nell’esercizio delle proprie funzioni, un atto in violazione delle leggi, al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un’altra persona o entità”

La stessa Cassazione ricorda che secondo la Convenzione “l’obbligo di considerare l’introduzione del reato di abuso d’ufficio costituisce il livello minimale vincolante per ogni Stato contraente”. E anche se l’obbligo è riferito solo alla valutazione dell’introduzione dell’abuso d’ufficio, c’è, però, secondo la Cassazione, un obbligo dettato dalla Convenzione di “compensare” l’abrogazione di una norma come l’abuso d’ufficio con altri “meccanismi” a tutela dei cittadini vittime di pubblici ufficiali infedeli.

La Convenzione, “obbliga gli Stati contraenti dall’astenersi dall’adottare misure legislative o amministrative che comportino il regresso rispetto al livello di attuazione raggiunto dagli scopi” di Merida.

Secondo i giudici l’abrogazione dell’abuso d’ufficio “ha violato questo specifico obbligo in quanto non è stata “compensata” dall’adozione di meccanismi preventivi e repressivi, penali o amministrativi” contro gli abusi “degli agenti pubblici ai danni dei cittadini”.

Ora la parola alla Corte costituzionale. Nel frattempo, tutti liberi di abusare e impuniti!»