CAMPOBASSO. Il Molise non può esistere senza servizi sanitari adeguati: è questo l’assioma che ha portato il cittadino termolese Andrea Montesanto a presentare un ricorso al Tar, attraverso i legali Antonio Di Pietro, Margherita Zezza e Pino Ruta, attraverso cui chiedono che sia lo Stato a pagare il disavanzo sanitario della nostra regione.
Alla presenza anche del consigliere regionale Massimo Romano, stamani, all’hotel San Giorgio, è stata presentata questa iniziativa che mira a ridare dignità alla comunità.
«Il disavanzo sanitario lo paghi lo Stato. Non è giusto che i cittadini molisani paghino il ‘prezzo’ di una gestione sanitaria disastrosa, sia a livello di qualità e quantità dei servizi sanitari e socioassistenziali, sia a livello finanziario, contabile, fiscale e di bilancio. Questa catastrofe è imputabile in via esclusiva alla responsabilità dello Stato, che ha sostituito gli organi regionali (anch’essi a suo tempo incapaci di gestire la sanità pubblica) da tutte le prerogative legislative ed amministrative in materia sanitaria, attribuendole alla struttura commissariale, organo tecnico (o presunto tale) vincolato ad attuare le misure del Piano di rientro definito tra lo Stato e la Regione, il cui adempimento è stato sottoposto ad un controllo trimestrale del Tavolo tecnico dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze e della Salute, coadiuvato da consulenti esterni pagati fior di milioni di euro dai contribuenti molisani, per 18 anni. Può una gestione emergenziale durare 18 anni? E’ normale che dopo 18 anni e nonostante poteri extra ordinem, la situazione anziché migliorare, sia peggiorata?
Nel 2007 il Governo Prodi, è noto, azzerò il disavanzo sanitario della Regione Molise. Dal 2007 fino ad oggi la Regione è stata assoggettata prima al Piano di rientro e poi al commissariamento: 18 anni in cui la Regione ha subito il blocco del turnover (fino a un paio di anni fa) che ha decimato il personale medico e paramedico all’interno delle strutture ospedaliere, l’aumento al massimo di tutte le aliquote fiscali regionali oltre il massimo di legge, il divieto di assunzione di tutte le spese non obbligatorie, nonché la continua contrazione dei servizi sociosanitari. Ciononostante, il disavanzo ha raggiunto livelli mastodontici: a dicembre il Consiglio regionale ha quantificato il disavanzo nella cifra di 580 milioni di euro, ricomprendendovi anche quello sanitario (di importo neppure quantificato con precisione nonostante un’ulteriore consulenza esterna commissionata per 150 mila euro proprio per questo specifico fine) che invece avrebbe dovuto esserne espunto, scorporato e attribuito alla responsabilità commissiva e omissiva dello Stato. La Regione non ha voluto “disturbare il manovratore”, scaricando sui molisani il costo del disservizio imputabile a Roma. L’azione giurisdizionale odierna, promossa da un cittadino elettore e utente del servizio sanitario regionale (a cui speriamo si possano aggiungere tanti altri), mira a correggere questa stortura, per ripristinare il diritto di tutti i cittadini molisani, sia come contribuenti sia come utenti del servizio sanitario regionale, pregiudicati da un meccanismo legislativo e amministrativo che li ha fatti “cornuti e mazziati”. In breve, la Regione potrebbe tornare in bonis, riducendo la pressione fiscale su cittadini (Irpef) e imprese (Irap), superando i vincoli di bilancio (a cominciare da quelli alle assunzioni di personale), recuperando capacità di spesa per investimenti». Entro 15 giorni sarà fissata la camera di consiglio.