TERMOLI. Raccogliere fondi per sostenere, anche economicamente, le donne vittime di violenza, dando un segnale concreto, d’impatto, come una piazza Monumento interamente ricolma di ‘coperte’, realizzate dalle donne del progetto VivaVittoria Isernia, che arrivano ancora una volta a Termoli per diffondere un messaggio di solidarietà attiva: è quello che accadrà sabato prossimo, 8 marzo.
A seguito del grande successo riscosso in piazza Andrea D’Isernia lo scorso 23 e 24 novembre 2024, l’Associazione MeToo è pronta a portare a Termoli il progetto “Viva Vittoria”. Giovedì pomeriggio, presso la sala consiliare di Termoli, c’è stata la presentazione ufficiale del progetto. Il sindaco Nico Balice, insieme alle assessore Paola Cecchi e Mariella Vaino, in rappresentanza di tutta l’amministrazione comunale di Termoli hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa patrocinandola e il 27 febbraio insieme al presidente dell’associazione MeToo con Pasqualino De Mattia e alla responsabile del Centro antiviolenza Liberaluna Maria Grazia La Selva, hanno illustrato il programma di sabato prossimo. «Con il sostegno di tutti, possiamo fare la differenza».
Presente anche il coordinatore dell’Ats, Antonio Russo.
Nel corso della conferenza, che ha messo in evidenza numero straordinari, rispetto all’esiguità della popolazione, se raffrontata ad altre realtà nazionali, importante l’obiettivo che è stato messo a fuoco dall’amministrazione comunale, ossia quello di realizzare una ‘casa rifugio’ per donne vittime di violenza anche a Termoli.
IL PROGETTO
Viva Vittoria nasce nel marzo 2015 da un’idea di Cristina Begni, condividendo una foto sui social, cattura l’interesse di Patrizia, Silvia, Simona, Francesca, Maria e Cristina che, unite dal desiderio di fare qualcosa subito per fermare la violenza sulle donne, decidono di intraprendere un progetto condiviso. L’intento è condividere con il maggior numero possibile di donne l’idea che la violenza si può fermare cominciando da noi stesse, dalla consapevolezza che noi decidiamo della nostra vita. Nel momento stesso in cui ogni donna capisce il proprio valore, diventa automaticamente artefice della propria esistenza ed è in grado di produrre un cambiamento in sé stessa e nella società.
Come strumento per concretizzare questo progetto è stato scelto il fare a maglia, metafora di creazione e sviluppo di sé stesse. E’ stato dimostrato un tramite perfetto perché si tratta di una modalità creativa molto diffusa e facilmente apprendibile, che in tutti gli adulti riconnette ad immagini familiari, fa emergere ricordi e crea un’attitudine all’incontro e alla relazione. Migliaia di donne hanno partecipato alla realizzazione dei quadrati di maglia. Il progetto ha esercitato un richiamo trasversale e coinvolto persone di ogni estrazione sociale, provenienza culturale, religiosa e politica. Ha aggregato persone che hanno aderito ad un obiettivo comune condiviso realizzando quell’ideale unità in grado di superare il separatismo, l’individualismo e il particolarismo.


