TERMOLI. Oggi, nell’era tecnologica, Termoli soffre la mancanza di sale esclusive per la programmazione di spettacoli cinematografici e teatrali. Tuttavia, dobbiamo essere grati al Cinema Oddo, al nuovo auditorium comunale e alla sala della Parrocchia Santa Maria degli Angeli, che ci permettono occasionalmente di assistere a spettacoli di qualità.
Diversi decenni fa, oltre a disporre di spazi dedicati, la nostra città vantava anche veri e propri palcoscenici naturali, dove gli attori non erano professionisti navigati, ma persone comuni che diventavano spontaneamente protagonisti di scene memorabili. Uno di questi teatri all’aperto si trovava all’angolo tra Corso Nazionale e Via XX Settembre, dove un tempo sorgeva il Jolly Bar, oggi sostituito da una boutique di moda. Di fronte, dove un tempo si trovava il mitico salone da barbiere di Gino Galasso, ora c’è un altro negozio di abbigliamento.
Questo teatro di strada aveva un cast di attori ben noti alla comunità: i compianti Lillino Salome, Gino Galasso, Giovanni Censori, Paolo Potalivo e, soprattutto, il grande Nicolino Budano, il vero protagonista. Pur essendo basso di statura, Nicolino aveva una presenza scenica straordinaria. Era un uomo di una simpatia travolgente e di un’estrema dolcezza, anche quando fingeva di arrabbiarsi, ruolo che interpretava magistralmente, proprio come gli altri protagonisti di questo singolare spettacolo cittadino.
Le rappresentazioni si svolgevano in inverno intorno alle 16, mentre d’estate, con l’ora legale e il caldo, iniziavano tra le 17:30 e le 18:00. La scena si apriva con l’arrivo di Nicolino Budano: il suo passo deciso, quasi goffo, somigliava a quello di un’oca. Era un comunista dichiarato e un tifoso sfegatato del Milan. Il gruppo di amici lo vedeva avvicinarsi dall’edicola e si preparava per la battuta che avrebbe scatenato la sua “ira” scenica. Appena qualcuno osava dire frasi come “Il Partito Comunista si è sciolto, non esiste più” o peggio “Il Milan è stato retrocesso”, Nicolino, che inizialmente fingeva di ignorarli, si fermava di colpo, faceva retromarcia e si scagliava furiosamente contro i “provocatori”. Urlava, gesticolava, cercava di spingerli via, ma spesso, essendo di corporatura esile, non ci riusciva.
Per cinque minuti buoni, all’angolo di Corso Nazionale, scoppiava un vero e proprio spettacolo: chi era a conoscenza del teatrino rideva a crepapelle, mentre i passanti ignari restavano preoccupati che la lite potesse degenerare. Venivano subito rassicurati dai frequentatori abituali, che spiegavano loro il carattere giocoso della scenetta.
Con il tempo, questa performance improvvisata divenne così popolare che molte persone dell’entroterra termolese facevano di tutto per essere in città all’ora della “rappresentazione”. Era quasi diventata un’attrazione turistica!
A pochi passi da quel teatro di strada, sulla facciata dell’ex Jolly Bar, si trovava anche la bacheca dell’U.S. Termoli Calcio, dove venivano esposti comunicati, risultati e articoli sui match della squadra locale. La domenica pomeriggio, quando il Termoli giocava in trasferta, sapere il risultato era un’impresa: non esistevano cellulari, TV private o social network. L’unica soluzione era chiamare la caserma dei carabinieri della città in cui si era giocata la partita e attendere che rientrassero per ottenere il risultato, che a volte arrivava solo in serata. Tuttavia, non sempre i carabinieri erano affidabili: qualcuno si divertiva a dare risultati sbagliati per scherzo, facendo credere ai tifosi termolesi che la squadra avesse perso, quando invece aveva vinto. Solo il lunedì, leggendo Il Tempo o Il Corriere dello Sport, si scopriva la verità… e qualche imprecazione nei confronti dei burloni in divisa era inevitabile!
Questa era Termoli tanti anni fa: una città vivibile, con aria più pulita e una quotidianità fatta di momenti semplici ma intensi. Oggi abbiamo più comodità, ma chi ha vissuto quegli anni sa quanto fossero autentici e speciali.
Michele Trombetta