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lunedì 19 Maggio 2025
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Il guardiano delle farfalle: prospettive sul libro “Madre terra” di Pasquale Licursi  

SANTA CROCE DI MAGLIANO. Fra le tante narrazioni contenute nel libro “Madre terra” (preghiera laica) dello scrittore santacrocese Pasquale Licursi, che arrivano dritte al cuore del lettore, ce n’è una che contiene un’immagine simbolica di grande impatto visivo ed emotivo. Ed è Il guardiano delle farfalle, un quadro il cui titolo, dolce e visionario e nello stesso tempo potente, intende rappresentare un uomo seduto su una collina, in posizione dominante rispetto alle tante farfalle che gli volano intorno. L’uomo viene pertanto identificato in una funzione di guardiano di quelle creature leggiadre, un ruolo che può prendere vita solo nella statica immagine di una tela perché nella realtà non si può controllare o ingabbiare la meravigliosa libertà di un volo…  Ma “Madre terra” sgrana ai suoi lettori immagini di vita e di sentimenti che svelano infinite meraviglie, illuminate nel loro significato più profondo e di cui l’Autore fa dono, come preghiera laica, proprio a chi nell’epoca presente “non ha più voglia di meravigliarsi …”

Pasquale Licursi inizia questa sua avventura letteraria come narratore dei tanti tasselli che vanno a formare la geografia dell’anima del suo territorio, abitato dai suoi ricordi e dalle persone che vi hanno vissuto, che diventano personaggi emblematici di un sentimento corale che attraversa il libro. E, andando avanti, non può che tornare alla mente il soggetto del quadro sopra descritto, quando si comprende che l’Autore, amorevolmente e responsabilmente, custodisce il volo delle creature contenute nel suo libro che, da crisalidi racchiuse in un bozzolo di memoria di grande significato, lui stesso ha accompagnato nella trasformazione in splendide farfalle.  E allora è il narratore il guardiano delle farfalle nel significato più profondo di colui che le ha evocate, chiamate a sé per diventare l’anima descrittiva di quei fantastici colori e di quei voli liberi… anche di quelli contrari e solitari rispetto ad altri.

Questa azione non viene cristallizzata in un’operazione nostalgica legata a un tempo che non c’è più, bensì di questo tempo passato vengono immortalate le speranze in modo che possano diventare una luce per il cammino di oggi. E viene in mente una frase di Theodor W. Adorno, grande filosofo dei primi del ‘900: “Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze.”

Ed è di speranze che bisogna parlare e  raccontare alle nuove generazioni, non di un’età mitica dell’oro in cui tutto poteva sembrare perfetto, ma delle sue  difficoltà, delle sue miserie vissute e riconosciute, però, come valori, perché da essi fiorivano condivisione, ascolto,  l’ospitalità  di chi teneva  le porte aperte per far entrare tutti,  perché quel tutti era il grande valore aggiunto ad una serata di gioia e di divertimento che viene soprattutto dalla diversità delle persone che si accolgono. La gioia qui descritta e vissuta non è pertanto un sentimento unilaterale e non si veste solo dei colori dell’appartenenza a uno stesso gruppo di pensiero o condizione sociale, ma viene arricchita dalle differenze, ed è questa capacità di accoglienza e di comprensione che l’Autore intende di volta in volta rimarcare.

Liberando le farfalle dalla coltre protettiva e statica del tempo che le avvolgeva, di fatto il guardiano delle farfalle le ha lasciate libere di volare fino a noi, intorno a noi e dentro di noi, per portarci la speranza di un mondo animato da sentimenti che ne farebbero un luogo migliore.

Dobbiamo pertanto pensare alle singole storie che vanno a confluire nella Storia, quella con la S maiuscola, come a un insieme legato da un filo conduttore che raccorda le azioni degli uomini, così come i loro ideali di vita e le loro radici, un filo che, a un certo punto, sembra proprio staccarsi da terra … ma solo per portare in alto l’appartenenza ad essa.

E non è un caso che, tra i bozzoli dei valori che questo territorio ha generato, uno di quelli che è più intriso del senso della madre terra, il sentimento originato da quelle zolle, dall’humus che si fonde con l’aria che si respira e che diventa canto corale, ci sia stata la farfalla meravigliosa di Raffaele Capriglione… ma questa è un’altra storia.

Pasquale Licursi diventa, quindi, il direttore d’orchestra che, mediante la sua personale sensibilità umana e letteraria, riesce a raccordare una sinfonia di voci, di visi, di significati che permea il libro realizzando uno spartito di sentimenti universali. Nelle pagine di “Madre terra” c’è un grande amore per la bellezza che è intorno, che rimane tale anche quando la musica diventa una suite struggente per qualcosa o qualcuno che non c’è più.

E allora un’ulteriore prospettiva artistica potrebbe essere quella in cui queste magnifiche note possano essere rese ancora più vive e memorabili se veicolate dalla parola e dalla rappresentazione emblematica della parola, come in un’operazione teatrale dentro una ideale stanza della memoria.

“Qui è come un teatro…” ci dice l’autore “Qui ti fai le ossa e senza paura. E te ne rendi conto quando scendi dal treno e arrivi. Niente ti fa paura. O forse c’è una paura.  Alzi gli occhi e non vedi il cielo.  Non lo vedi.  E ti manca.  Solo questo può o potrebbe farti paura. Il resto è guerra già vinta”.                                                                                            

Maria Carmela Mugnano