GUGLIONESI. “La giornata internazionale per il diritto delle donne, non festa della donna come impropriamente detto, viene celebrata negli Stati Uniti a partire dal 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.
Sono trascorsi quindi 116 anni dalla 1° giornata internazionale delle donne, quando le operaie tessili di New York (al Triangle Shirtwaist Company) cominciano un nuovo sciopero, scegliendo come data d’inizio proprio l’8 marzo per ricordare la lotta del 1857. Comincia il 22 novembre la cosiddetta “Rivolta delle ventimila” o “Grande Rivolta”. Lo sciopero, dopo una violenta repressione della polizia ed una serie di accordi, terminerà il 24 dicembre 1910 con il “Protocollo di Pace” che riconosceva il diritto a regole per l’orario ed il salario.
Nonostante siano trascorsi tutti questi anni, la situazione lavorativa, familiare e nella società delle donne per certi aspetti è rimasta non diciamo come agli inizi del XX° secolo, ma comunque molto indietro.
Le donne a ¼ del XXI° guadagnano un quinto in meno degli uomini.
“È una vera segregazione”.
Dati Inps:
- stipendio in media più basso del 20% rispetto a quello di un uomo nel manifatturiero, e tocca quota 32,1% nelle attività finanziarie.
- la pensione scende fino al 44% in meno;
- Nel privato le pensioni di anzianità/anticipate e di invalidità sono inferiori del 25,5 e 32%
- Insufficiente l’offerta di asili nido;
- C’è un divario di quasi 18 punti tra occupazione femminile e maschile e al Sud va peggio.
Addirittura si impedisce ancora alle mogli di lavorare.
Per l’appunto, impedire alla propria moglie di lavorare è reato, e un uomo è stato condannato per maltrattamenti solo per fare un esempio tra tanti casi da una nuova sentenza di Cassazione.
Addirittura si impedisce ancora alle mogli di lavorare.
Per l’appunto, impedire alla propria moglie di lavorare è reato, e un uomo è stato condannato per maltrattamenti solo per fare un esempio tra tanti casi da una nuova sentenza di Cassazione.
Un uomo nel Torinese aveva spronato la moglie a non lavorare per dedicarsi ai figli, salvo poi “utilizzarla a pieno regime come contabile nell’azienda di famiglia” per un lungo periodo senza versarle lo stipendio e nemmeno gli utili. Ne controllava gli spostamenti con una telecamera e quando, finalmente, lei aveva trovato un’occupazione nel turismo “affrancandosi dai divieti“, non le aveva consentito di svolgerla, chiamandola incessantemente e intimandole di tornare a casa davanti a colleghi e clienti, umiliandola.
Con la sentenza n. 1268 del 13 gennaio scorso, la Corte di Cassazione ha confermato nei giorni scorsi una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La sezione VI della Suprema Corte ha spiegato che il reato di maltrattamenti sussiste anche quando il marito ostacola la moglie nella sua volontà di lavorare e di ottenere un’emancipazione economica.
Di questi soprusi e intimidazioni in famiglia sono all’ordine del giorno, fino ad arrivare ai femminicidi, alle violenze sessuali, ma sono ancora purtroppo in poche a denunciare il proprio marito, convivente, amico per le violenze e abusi (fisici, morali, economici) subiti in famiglia e non solo.
Per questo diciamo che l’8 marzo è tutti i giorni affinché si ponga termine alle violenze di ogni genere sulle donne”. Così Pasquale Sisto di Rifondazione comunista.