GUGLIONESI. Un angolo di storia dimenticata, si racconta ancora oggi con la forza dei ricordi di chi c’era, di chi ha vissuto la drammatica ritirata tedesca nell’estate del 1943. Il paese, stretto tra la ferocia dei bombardamenti e la speranza di una fine del conflitto, conserva memorie dolorose di un periodo che ha segnato per sempre la sua gente.
«Il 6 ottobre del 1943, verso le prime ore del pomeriggio si consumava a Guglionesi una delle più tragiche tragedie della seconda guerra mondiale. I tedeschi nel 1943, incalzati dagli alleati, si stavano ritirando dall’Italia meridionale ed avevano occupato Guglionesi con una guarnigione al comando dell’ufficiale Steiner».
Proprio dalla finestra del secondo piano a destra di Villa Lucia, residenza dell’avvocato Acciaro, si trovava l’ufficio del comandante tedesco, l’ufficiale Steiner. Un tempo, da quella finestra, si vedevano i soldati passare sotto gli ordini del loro comandante, mentre l’atmosfera era tesa, segnata dalla guerra. Oggi, però, quella villa non è più simbolo di potere: è una villa abbandonata, che conserva silenziosa il ricordo di giorni lontani, quando il rumore della guerra riempiva le strade di Guglionesi.
Il 1943 segnò per Guglionesi e per tutta l’Italia meridionale una realtà fatta di sofferenze e speranze. La ritirata dei soldati tedeschi incalzati dagli alleati, dopo l’occupazione della cittadina, portò con sé momenti di estrema difficoltà. L’occupazione di Guglionesi da parte della guarnigione tedesca, diretta dal comandante Steiner, non fu solo una parentesi di occupazione, ma divenne anche il cuore di una drammatica fuga.
La zona di Viale Margherita, con la sua posizione strategica e la vicinanza alla residenza del comandante, divenne teatro di un evento tragico. Il 28 febbraio, infatti, un bombardamento proveniente dalla marina al largo di Termoli colpì in pieno il comando tedesco, facendo crollare quel simbolo di oppressione. Quella bomba, uno dei tanti attacchi aerei a cui la popolazione era abituata, segnò il destino di molti: il comandante Steiner, che pochi istanti prima stava dando ordini da quella finestra, non sopravvisse all’esplosione.
Con la sua morte, i tedeschi si misero in fuga, lasciando dietro di sé la desolazione e un vuoto che sarebbe durato a lungo. Ma Guglionesi non dimenticò mai quel giorno. La storia di quel bombardamento, che fece 22 vittime innocenti tra i cittadini del paese, è rimasta nel cuore di chi ha vissuto quei momenti di paura e speranza. Quella bomba che colpì la finestra del secondo piano non cancellò solo una figura di potere, ma segnò il passaggio tra la sofferenza della guerra e il lento, ma inesorabile ritorno alla libertà.
Oggi, di Villa Lucia, conosciuta a tutti come villa Acciaro, un tempo sede del comando tedesco, rimangono solo le mura, abbandonate e silenziose. La villa, che ha assistito a quei giorni di tragedia, è ormai testimone muta di una storia che ha segnato un’intera generazione. Guglionesi, come molte altre piccole realtà del nostro paese, porta nei suoi muri e nelle sue strade le cicatrici di una guerra che ha cambiato per sempre la sua storia, ma che non ha mai tolto la speranza di rinascita.
Da bambini, quando passavamo davanti a questa villa, che ci sembrava maestosa e sontuosa, nulla poteva farci pensare al dramma che aveva attraversato quel luogo. La nostra mente innocente trasformava quella residenza in un castello fiabesco, e tra le ombre delle sue mura, le statuette dei 7 nani sembravano raccontarci una storia lontana, fatta di magia e sorrisi. Non vedevamo la tragedia che quel posto aveva custodito, ma solo la bellezza e l’incanto che i nostri occhi di bambini sapevano scorgere in ogni angolo. In quel momento, il dolore della guerra svaniva, e restava solo il sogno di un mondo dove le fiabe erano reali.
Per tutti noi, infatti, non era Villa Acciaro ma la “casa dei 7 nani”.
Alberta Zulli

