TERMOLI. Luoghi che nell’immaginario collettivo hanno rappresentato momenti di incontro, di vita, di lavoro, di amicizia. Uno di questi, a Termoli, senza dubbio, è il distributore sulla statale 16 di proprietà della famiglia Spegne, quasi un ‘autogrill’ urbano, visto il lavoro senza sosta e la disponibilità che garantiva, di giorno e di notte.
Oggi, diciamo addio al capostipite, l’imprenditore Lino Spegne, di ieri, a 90 anni, l’addio e oggi, alle 16, vengono celebrati i funerali, nella chiesa del Crocifisso.
Porgiamo, innanzitutto, il cordoglio alle figlie Stefania e Serenella, al genero e amico Pinuccio Gallo e al nipote Antonio.
Proprio dialogando con Pino, è emerso il ricordo di Lino, che da quasi 60 anni si era trasferito a Termoli, dando vita all’impresa che tutti conosciamo.
Perché ci sono persone che attraversano la vita lasciando impronte profonde, non solo nella loro famiglia, ma anche nella comunità in cui scelgono di costruire il proprio percorso. Lino Spegne era una di queste anime. Arrivato a Termoli nel 1967 da Ancona con l’idea di fermarsi solo per pochi anni, ha invece intrecciato il suo destino indissolubilmente con questa terra, trasformando la sua presenza in un punto di riferimento per tanti.
Lino non era solo il gestore di una stazione di servizio sulla statale 16; era un volto familiare per chi percorreva la direttrice adriatica, un simbolo di accoglienza e di lavoro instancabile. Chiunque si fosse fermato lì, fosse un semplice viaggiatore o un abituale cliente, aveva la certezza di essere accolto con un sorriso sincero e la generosità di chi ha fatto della sua attività una casa aperta a tutti. La sua capacità di creare legami era straordinaria: in ogni angolo d’Italia c’era sempre qualcuno che lo conosceva, perché la sua umanità parlava più forte di qualsiasi distanza geografica.
Nel gennaio del 2003, l’alluvione mise alla prova la sua resistenza, e per un breve istante il suo nome risultò tra i dispersi. Ma Lino, uomo abituato a combattere contro le avversità, non si arrese. Solo quando non poteva più agire, trovò riparo sulla ferrovia, dimostrando che anche di fronte alle difficoltà, la sua determinazione non vacillava. La sua stazione di servizio, pur subendo i danni dell’alluvione, continuò ad essere quel punto di incontro e crocevia di vite che lui stesso aveva costruito con dedizione.
Lino non era solo un imprenditore, era un mentore per tanti giovani che, durante le stagioni estive, affiancavano il suo lavoro. Molti di loro sarebbero diventati professionisti affermati, portando con sé il ricordo di quell’esperienza che non era solo un impiego, ma una scuola di vita. Negli ultimi anni, il suo impegno nei centri sociali della città ha dimostrato una volta di più il suo attaccamento alla comunità e il desiderio di restituire il bene ricevuto.
Il destino lo ha infine riavvicinato all’amata moglie Marisa, scomparsa prematuramente nel 1998. Un legame profondo, nato nelle Marche e trasformato in un viaggio definitivo a Termoli, dove insieme hanno costruito una vita di amore e sacrifici.
Oggi lo ricordano con affetto le figlie Stefania e Serenella, il genero Pino e il nipote Antonio, che per lui era più di un semplice erede: era un pezzo di futuro che Lino ha avuto la fortuna di vedere iniziare il suo percorso professionale. Ma lo ricordano anche tutti coloro che, lungo le strade della vita, hanno incrociato il suo cammino. Perché uomini come lui non scompaiono mai davvero; restano impressi nelle storie, nei sorrisi condivisi e nei legami che hanno saputo creare.
Termoli saluta oggi un uomo che non ha mai smesso di credere nel valore delle relazioni, del lavoro e della comunità. E il suo ricordo continuerà a vivere nelle strade che ha percorso, nei volti che ha incontrato e nell’eredità che ha lasciato.
Emanuele Bracone