TERMOLI. C’era una volta un’estate vera, di quelle che iniziavano con l’ultima campanella di scuola e finivano solo con le prime piogge di settembre. Un’estate fatta di sabbia tra le dita, risate sincere e profumo di crema solare mista al sale. A Termoli, negli anni d’oro del boom economico, le estati non erano solo stagioni: erano esperienze. E in quelle esperienze, ci si sapeva divertire davvero.
Il lungomare non era solo una passeggiata tra bar e ombrelloni, ma un teatro a cielo aperto. I lidi, uno dopo l’altro, si contendevano i turisti con idee sempre nuove: chi offriva serate danzanti con orchestrine dal vivo, chi organizzava spaghettate epiche sotto le stelle, e chi ancora metteva in scena spettacoli che oggi sembrano usciti da un sogno d’infanzia.
Una vecchia foto, ingiallita dal tempo, racconta meglio di mille parole. C’è una folla compatta, occhi alzati e sorrisi larghi, raccolta intorno a un palo altissimo, unto fino all’inverosimile. È l’Albero della Cuccagna, una tradizione che profumava di sfida e sudore, ma anche di allegria popolare.
Il palo, sistemato sulla spiaggia del Lido dei Delfini, svettava fiero, pronto a mettere alla prova muscoli e ingegno. In cima, appesi come trofei da conquistare, salami, prosciutti, formaggi, e altre delizie della nostra terra. Ma per arrivarci, servivano doti vere: forza, resistenza, ma soprattutto spirito di squadra. Perché nessuno arrivava in cima da solo: si saliva uno sopra l’altro, formando torri umane che ondeggiavano, scivolavano, ci riprovavano. Il grasso sul palo rendeva tutto più difficile, e proprio per questo, più affascinante.
Era uno spettacolo per grandi e piccini. Ogni tentativo strappava applausi, urla di incitamento, e a volte anche qualche risata fragorosa quando qualcuno cadeva, con la sabbia a far da materasso. Ma era tutto parte del gioco, e nessuno si offendeva. Anzi, ci si rialzava e si riprovava, perché la cuccagna era lì, a pochi metri dalla gloria… e dal salame.
Non era solo sulla spiaggia che l’Albero della Cuccagna si mostrava in tutta la sua forza simbolica. Anche in paese, nei giorni di festa, il gioco veniva riproposto: in via Roma, sotto i Bastioni, tra le palme che ancora oggi sfidano il cielo, si erigeva questo monumento temporaneo al divertimento popolare. Anche lì, gente, applausi, emozioni.
Termoli, in quegli anni, era davvero un grande albero della cuccagna: ogni giorno una sorpresa, ogni sera una festa, ogni estate un racconto. Non servivano smartphone, social o effetti speciali: bastavano un lido, una chitarra, qualche tavolo di legno e tanta voglia di stare insieme. Oggi, forse, qualcosa di quella magia si è persa, sepolta tra le stories e l’aria condizionata. Ma chi ha vissuto quegli anni lo sa: bastava poco, ma era tutto.
E allora sì, una foto racconta…
Ma il cuore racconta meglio.
Michele Trombetta