TERMOLI. Un progetto di quasi 30 anni fa, correva l’anno 1996, di valorizzazione degli spazi pubblici a Termoli, redatto dagli architetti Antonio Crema e Carmine Altobelli, ha ricevuto il riconoscimento del proprio valore, censito nella sezione “Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è una mappatura dell’architettura contemporanea realizzata mediante attività di selezione e schedatura di edifici e di aree urbane significativi e di diffusione e valorizzazione dei risultati attraverso una piattaforma web dedicata.
Il progetto, avviato nel 2002 dall’allora Darc – Direzione Generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee, è in continuo ampliamento e aggiornamento attraverso campagne di ricognizione e documentazione del patrimonio architettonico contemporaneo italiano, effettuate in collaborazione con le strutture periferiche del Ministero, gli enti locali, le Università e differenti centri di ricerca specialistici.
Quale “punto zero” del censimento è stata individuata la data del 1945, termine del conflitto mondiale, ma anche inizio della ricostruzione e, in qualche modo, momento di svolta della produzione edilizia, dell’innovazione tecnologica, delle politiche abitative, nonché di ripensamento della disciplina architettonica e urbanistica.
Per la selezione delle opere è stata elaborata una griglia di valutazione complessa, basata su criteri bibliografici e storico-critici. In particolare, le verifiche bibliografiche tengono conto della “fortuna critica” di un’opera, delle citazioni in pubblicazioni specifiche e del riconosciuto valore nazionale e internazionale, mentre i criteri storico-critici prendono in esame elementi legati alle vicende storiche e architettoniche, all’evoluzione del dibattito culturale e disciplinare, al ruolo significativo svolto dall’opera nel contesto, alla notorietà e rilevanza del suo autore. Inoltre, l’acquisizione dei dati è realizzata anche attraverso sopralluoghi e ricognizioni fotografiche, acquisizione di fondi fotografici e di materiale archivistico.
A partire dalle ricerche attivate in ogni regione, si propone una riflessione generale sullo stato del patrimonio architettonico recente, per accrescere la consapevolezza del suo interesse e favorirne la salvaguardia, con riferimento anche al recupero delle periferie e alla rigenerazione urbana.
La metodologia messa a punto e utilizzata per le ricognizioni territoriali del Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi si basa su alcuni criteri di qualità con i quali sono state selezionate, in modo coerente e omogeneo, le opere ritenute significative nella storia dell’architettura contemporanea sul territorio nazionale.
I criteri sono in parte di tipo bibliografico e in parte di tipo storico-critico. In particolare, le verifiche bibliografiche tengono conto della “fortuna critica” di un’opera architettonica, delle citazioni in studi storico-sistematici e di riconosciuto valore nazionale ed internazionale. I criteri storico-critici prendono in esame elementi legati alle vicende storiche e architettoniche, all’evoluzione del dibattito culturale e disciplinare, al ruolo significativo svolto dall’opera nel contesto, alla notorietà e rilevanza del suo autore.
LO STUDIO DEGLI ARCHITETTI ANTONIO CREMA E CARMINE ALTOBELLI
L’intervento di riqualificazione degli spazi pubblici inizia dall’arco/porta di accesso al “borgo vecchio” ed interessa: via Duomo, piazza Duomo, Piazza Bisceglie, Largo Tornola, slargo Giudicato Vecchio, vico Giudicato Vecchio, via Montecastello. Per la pavimentazione di via Duomo la ricerca ha suggerito una tessitura, in lastre di pietra di Minervino Murge spuntata, con inclinazione diagonale, inframmezzate da due file parallele di lastre, scalpellate, a correre rispetto alla direzione principale.
A rafforzare la vocazione commerciale del tratto più largo della strada fino a vico Mugnano Rocco, quasi ad invitare ad una sosta e ad una percezione più attenta dello spazio percorso, la tessitura è scandita da linee trasversali, ricavate sempre con lastre scalpellate a correre. Per piazza Duomo l’intervento ha considerato l’articolata forma dell’attuale piazza, con la giacitura delle emergenze architettoniche e del tessuto minore, assieme alla lettura storica dello spazio centrale del centro storico; infatti, si è approntato uno studio filologico del tessuto urbano affinché si potessero evocare alcuni valori spaziali originari.
Nel 1945 la demolizione di un edificio storico, all’intersezione tra via Policarpo Manes e via Duomo, ha molto cambiato la forma dello spazio pubblico del duomo e del palazzo vescovile. Prima della demolizione, la cattedrale appariva solo quando si era al di sotto della sua facciata e la piazza antistante aveva una forma allungata con il lato breve alla base dell’edificio religioso. Oggi all’intersezione delle due vie appare improvvisamente uno spazio di dimensione maggiore, delimitato da edifici più bassi di edilizia minore, ciò ha determinato la perdita dei rapporti visuali con la facciata principale e i valori scenici della piazza primitiva. Il progetto intende per l’appunto ricostruire l’unità formale del contesto, con un intervento sul tessuto connettivo come protagonista della riqualificazione.
La proposta progettuale rispetto a quanto successivamente realizzato, ha i suoi connotati più significativi nella creazione di un margine costruito che s’innalzava rispetto al piano stradale e che riproponeva nel tracciato, la presenza dell’edificio demolito, recuperando l’originale asse visivo della cattedrale. Lì dov’era individuabile il vecchio cortile del demolito “Palazzo Ducale”, dalla planimetria del 1880, veniva proposta una pavimentazione in pietra a significare uno spazio aperto, in contrapposizione con le parti pavimentate con sesti in cotto, le quali anche con la variazione della tessitura, proponevano la differenziazione degli spazi chiusi. La delimitazione veniva realizzata con dei “setti-sedile” in mattoni pieni che individuano la posizione delle mura dell’edificio ed in pietra quelli che intervenivano solo come contributo alla composizione.
Coerentemente al progetto, la verticalità della vecchia piazza viene recuperata posizionando al centro del limite opposto alla facciata, quasi a definire un punto di fuga, una fontana, e diretta da essa, fino alla base della gradinata della cattedrale, una linea di congiunzione, rappresentata da una canaletta continua di scolo in pietra levigata che corre per tutta la lunghezza dello spazio pubblico. Di interesse sono anche gli interventi su piazza Bisceglie e Largo Tornola dove si ritrova la capacità del progetto di proporre soluzioni ancorate alle giaciture prevalenti, restituendo segni che amplificano la qualità del paesaggio urbano storico e facilitano la percezione dei legami tra i suoi componenti volumetrici e materici.







