La lunga rinascita: sedici anni dopo il sisma
L’AQUILA. Alle 3:32 del mattino di sedici anni fa, una scossa di magnitudo 6.3 colpiva violentemente l’Aquila e i comuni circostanti. Un boato nel cuore della notte segnava l’inizio di una delle tragedie più gravi della storia recente italiana.
Il bilancio fu devastante: 309 vittime, oltre 1600 feriti, circa 80.000 sfollati.
Tra le vittime vi furono anche sei molisani: Ernesto Sferra, Luana Paglione, Danilo Ciolli, Vittorio Tagliente, Michele Iavagnilio ed Elvio Romano.
Quella notte, intere famiglie persero la casa, i ricordi e il futuro. Il centro storico della città, con i suoi palazzi e le sue chiese secolari, subì danni gravissimi.
Una tragedia annunciata, ma sottovalutata. Nei mesi precedenti, infatti, la terra aveva dato segnali d’allarme. Scosse più leggere, alcune chiaramente percepite, avevano generato preoccupazione tra i cittadini, ma nulla faceva presagire l’impatto distruttivo del sisma che avrebbe colpito la notte del 6 aprile 2009.
Le immagini delle macerie, dei soccorritori, delle tendopoli, fecero il giro del mondo. L’Italia rispose compatta, con una straordinaria ondata di solidarietà. Ma alla fase emergenziale seguì un percorso lungo e complesso, segnato da ritardi, burocrazia e casi di speculazione edilizia.
A sedici anni di distanza, l’Aquila è cambiata. Quartieri sono stati ricostruiti, attività economiche rilanciate, infrastrutture riattivate. Tuttavia, le cicatrici – fisiche ed emotive – sono ancora visibili.
La ricostruzione non è solo fatta di cemento, ma anche di comunità, di relazioni, di prospettive per le nuove generazioni.
Nel sedicesimo anniversario, il ricordo delle vittime è ancora vivo. La comunità aquilana continua a dimostrare forza e resilienza, ma il sisma dell’Aquila rappresenta anche un monito: investire nella prevenzione sismica è fondamentale, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.
Eliana Ronzullo



