X
mercoledì 30 Aprile 2025
Cerca

«Generoso e pieno di passioni, ciao Giorgio Colavitti ovunque tu sia»

GUGLIONESI. Il commovente saluto e ricordo di Nicola Ciarallo per Giorgio Colavitti, scomparso nella giornata di sabato, a soli 67 anni, a Guglionesi.

«Giorgio. Era arrivato a Guglionesi da Teglio Veneto, un paesino al confine con il Friuli. Una rara emigrazione al contrario. Il suo papà operaio dell’Impresa Prearo aveva seguito la ditta coinvolta nelle “grandi opere” del neonato Molise e per questo gemellato “democristianamente” appunto con il Veneto. Iniziava il boom economico. L’Impresa Prearo assunse molta manodopera locale. Anche il mio papà fu assunto e per la prima volta a casa entrava uno stipendio mensile. Tutto cambiava velocemente e in meglio. Giorgio con la sua famiglia era venuto ad abitare nel mio quartiere. Un po’ più piccolo, era solo un bimbo che parlava strano. Non conosceva il dialetto e noi poco l’italiano. A “Portanova” la diversità durava poco. Non ci volle molto a coinvolgerlo nelle scorribande di quartiere. Ci ritrovammo poi all’Itis di Termoli. Viaggiavamo in Pulman. Giorgio era bello: alto, biondo e atletico. Un bravo giocatore di basket. Abitavamo allora, entrambi in Via Marconi. Passavamo estenuanti pomeriggi a giocare a basket nella palestra della scuola media, ma lui a basket era su un altro pianeta. Venne notato e incominciò a giocare in serie D con la “Sabetta” di Termoli. Ma Giorgio non si montava la testa coltivava molte passioni: la musica, la letteratura. Scriveva bene e leggeva libri. Per questo a scuola se la cavava con pochi sforzi. Come per tutti i giovani gli anni delle superiori sono stati meravigliosi. I primi amori e l’impegno politico e sociale erano le cifre di quegli anni. Giorgio era la colonna sonora del Gruppo di Guglionesi. Ascoltavamo Guccini, De Gregori e Venditti persi nelle nostre utopie e affranti dagli amori non corrisposti. Era il tempo degli eskimo dei jeans, del casuals e dei tascapane militari come porta libri. Era il tempo dell’autostop e dei “filoni” da scuola. Era il tempo delle “radio libere”: era il tempo di Radio Talpa a Guglionesi.
Una volta lo accompagnai a Teglio Veneto in autostop a trovare sua nonna. Ho un fugace, ma vivo ricordo di questa signora anziana, energica che accolse con esagerate coccole l’imbarazzato “nipotino” Giorgio.
Alla fine delle superiori ci perdemmo di vista. Si partiva per l’università. Per la prima volta lontani da casa e dalla famiglia, dagli amici di una vita. Era un taglio naturale, necessario, ma inevitabilmente violento. Era facile perdersi.
Ci disperdemmo come volpi svezzate: alla ricerca di un proprio territorio della propria autonomia del proprio futuro. Io a Bologna Giorgio a Roma, altri a Pisa e in altre città del nord e del centro nord.
Giorgio lo ritrovai a Guglionesi stava aprendo un ristorante. I locali erano familiari, erano gli stessi dove avevamo trascorso fumose e fredde serate a discutere di politica e impegno sociale. Doveva dare un nome al ristorante. Scelse “Il Pagatore” che era il suo soprannome derivante dalla sua proverbiale generosità. Le sere dopo la chiusura, specie d’inverno ci si incontrava spesso e in tanti compagni ed amici a discutere, ad ascoltare musica davanti ad un bicchiere. Nel frattempo il tempo che sembra non passare mai invece passa, si diventa adulti, si invecchia. Un abbraccio forte Giorgio! Ovunque tu sia».