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lunedì 28 Aprile 2025
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Certe rotte non finiscono mai: Michele di Giacomo torna sulla Vespucci dopo 67 anni

CAMPOMARINO. Era l’ottobre 1958 quando Michele Di Giacomo s’imbarcò per la prima volta sull’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo.
«È stata una bellissima esperienza, indefinibile. E tornarci oggi, per me, è un’emozione fortissima».

A distanza di 67 anni, Michele Di Giacomo, classe 1939, 86 anni, originario di Campomarino e già nocchiere della Marina Militare, è tornato a bordo del veliero che ha segnato per sempre la sua giovinezza. L’Amerigo Vespucci, maestosa e intramontabile, lo ha accolto ancora una volta con la sua eleganza senza tempo, nel porto di Ortona, dove ha fatto tappa nei giorni scorsi.

Era un giovane di appena 19 anni quando, nel luglio del 1958, si imbarcava per un’avventura lunga 15 mesi, solcando le acque del Mediterraneo, attraversando l’Atlantico, fino a spingersi nel Nord Europa. Un viaggio che non è stato solo marittimo, ma anche umano: un’esperienza che lo ha formato, forgiato e accompagnato per tutta la vita. Il ritorno, oggi, ha avuto il sapore struggente del ricordo. Ad accoglierlo a bordo, il Nostromo Zanetti e l’intero equipaggio, che lo ha salutato con rispetto e affetto, facendolo sentire parte viva di quella storia che continua a navigare. Attorno a lui, anche le televisioni locali, pronte a raccogliere la sua testimonianza e a restituirne la profonda umanità.

Con lo sguardo velato di commozione Di Giacomo ha detto «Rivedere il Vespucci è come rivedere la mamma.»

Poche parole, sincere e potentissime, che racchiudono tutto l’amore e il legame viscerale tra un marinaio e la sua nave. Un vincolo che non si spezza con il tempo, ma si rinnova, come le vele spiegate al vento. Nel suo intervento, Di Giacomo ha voluto ringraziare di cuore l’ex tenente di vascello Giuseppe Sacco e il 1° luogotenente radarista Patrizio Nocco, che hanno reso possibile questo incontro così carico di significato. La storia di Michele Di Giacomo, da Campomarino, ci ricorda che certe rotte non finiscono mai, e che il mare, come la vita, è fatto anche di ritorni.

Alberta Zulli