PETACCIATO. Quando menti visionarie si incontrano, ciò che può venire fuori è qualcosa di davvero eccezionale…
È quanto accaduto al Central PETacciato, il salotto culturale di Elisabetta Candeloro, che ha accolto con entusiasmo la performance sinestetica dell’artista visiva Greta Rodan e del sassofonista Gerardo Mautone. Linguaggi diversi — immagine, suono e parole — si sono intrecciati in una conversazione potentissima, capace di avvolgere il pubblico in un’esperienza fuori dal tempo.
Greta Rodan, con i suoi gesti pittorici intensi e istintivi, ha trasformato lo spazio in un laboratorio di visioni interiori, mentre il sax di Gerardo Mautone, con note che sembravano sgorgare direttamente dall’inconscio, ha guidato l’ascolto verso territori emotivi inesplorati. A un certo punto, come se la serata avesse bisogno di un cuore più profondo, Greta ha iniziato a declamare le sue poesie. La voce, carica di emozione e verità, ha smosso qualcosa di viscerale negli ascoltatori: non applausi automatici, ma silenzi intensi, occhi lucidi, spontaneità. A fine evento, diverse persone hanno sentito il bisogno di condividere le sensazioni vissute, come se la parola poetica avesse aperto porte rimaste troppo a lungo chiuse.
Dare spazio a eventi come questo non è solo un gesto culturale: è un esercizio necessario per allenare la mente alla ricerca del bello, dell’inatteso, dell’essenziale. È un atto di resistenza contro la noia programmata, contro l’abitudine sterile, contro l’idea che nei piccoli centri non accada nulla di rilevante.
È così che l’arte diventa virale, non perché si diffonde velocemente, ma perché contagia — lascia tracce, smuove domande, accende possibilità. E chi varca la soglia del Central PETacciato non ne esce mai uguale a prima.
Perché in certi luoghi, più che assistere a uno spettacolo, si partecipa a una trasformazione.



