TERMOLI. Il braccio di ferro legale tra l’amministrazione comunale di Termoli e la ditta De Francesco Costruzioni è il primo vero banco di prova della tenuta politica e amministrativa della Giunta Balice.
Quando all’orizzonte si profilano scontri di natura legale, con gli amministratori chiamati ad assumersi scelte importanti, come quelle di stabilire la sorte di un project che nei dieci anni ha rappresentato la cartina di tornasole di più mandati e con diverse posizioni e pronunce anche della magistratura amministrativa, è evidente che la discussione sia profonda.
Non è nemmeno innegabile che all’interno ci siano coloro che in altri assetti avevano anche aderito a questa progettualità, che avrebbe cambiato il volto della città nella sua parte tra le più frequentate, visto che avrebbe coinvolto porto, piazza Sant’Antonio, via Roma, Pozzo Dolce e lungomare Nord.
Opera che come è noto movimenterebbe o avrebbe movimentato, stante l’orientamento sull’exit strategy quasi 20 milioni di euro, di cui quasi il 75% a carico del privato, per dotare la città di infrastrutture strategiche.
Si è arrivati dalla sentenza del Consiglio di Stato della primavera 2023 – che ha ribaltato quanto deciso dal Tar Molise nel giugno 2019, in prossimità del ballottaggio – alle prove tecniche di transazione, poi mai veramente concretizzatesi, nella fase pre e post-elettorale delle comunali 2024.
Insomma, un muro contro muro, perché il centrodestra non ha mai avuto nelle sue corde la scelta del Tunnel, come viene chiamato da tutti.
Per questo, l’opzione appare delicata sotto tanti motivi, anche per quei 5 milioni di euro di finanziamento pubblico che potrebbero anche non avere più a disposizione, oltre alla certa ‘penale’ in cui si incorrerebbe in caso venisse formalizzata la revoca.
L’altro aspetto da tenere in considerazione è quello della programmazione, perché al netto del project, la riqualificazione di segmenti importanti della città non può più attendere.
Emanuele Bracone