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mercoledì 30 Aprile 2025
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“Non un giorno in più, non un nome in meno”, sicurezza sul lavoro: stop all’indifferenza

TERMOLI. «Non c’è più spazio per l’indifferenza: la salute nei contesti di vita e di lavoro è un diritto inviolabile, che dipende sì dai datori di lavoro, ma anche da ciascuno di noi.

Lottiamo ogni giorno affinché la cultura della sicurezza non resti solo un principio astratto, ma diventi uno stile di vita».

E’ il messaggio che lancia oggi la dottoressa Federica Ianieri, termolese doc, presidente dell’albo nel Molise dei tecnici di prevenzione nei luoghi di lavoro, per contribuire a sensibilizzare la cittadinanza su un tema così importante come quello della sicurezza sul lavoro, in occasione della ricorrenza odierna.

Ogni 28 aprile si celebra la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, un’occasione per ricordare che dietro ogni statistica ci sono vite spezzate e comunità ferite. Un giorno simbolico, ma che solleva una domanda fondamentale: perché dedicare alla sicurezza solo un giorno all’anno?

Il motto è “Non un giorno in più. Non un nome in meno”.

Il tema scelto per il 2025, “Non un giorno in più. Non un nome in meno”, sottolinea l’urgenza di trasformare la sicurezza in una priorità quotidiana. I numeri forniti dall’INAIL parlano chiaro: nei primi due mesi del 2025 sono stati registrati 97 morti sul lavoro. Una cifra che non è solo un dato, ma una ferita profonda. Dal 2021 a oggi, oltre 3.300 lavoratori non hanno più fatto ritorno a casa, a cui si aggiungono 1.075 vittime decedute durante il tragitto casa-lavoro. Una strage silenziosa che passa troppo spesso inosservata.

Preoccupante anche l’aumento delle malattie professionali: quasi 15.000 nuovi casi solo nei primi mesi del 2025. Un dato che dimostra quanto ancora si sottovalutino i rischi nei luoghi di lavoro, nonostante da secoli – dai tempi di Bernardino Ramazzini – si conoscano le conseguenze della mancata prevenzione.

La prevenzione, ribadiscono gli esperti, non è un lusso né un costo superfluo, ma un atto di civiltà. “Finché non riconosceremo che valutare un rischio ha la stessa dignità — se non maggiore — di una cura medica, continueremo a contare vittime”, si legge nel comunicato diffuso dalla Commissione di Albo Nazionale dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (TPALL), professionisti sanitari iscritti all’Ordine TSRM e PSTRP.

Il ruolo dei Tecnici della Prevenzione è centrale: formati per intervenire prima della malattia, prima dell’incidente, prima del danno, operano quotidianamente in aziende, cantieri, scuole e comunità. Le loro attività spaziano dalla valutazione dei rischi alla vigilanza, dall’ispezione all’educazione alla salute, promuovendo una cultura della sicurezza ancora troppo fragile in molti contesti.

Eppure, il loro contributo resta spesso invisibile. Nessun percorso universitario attribuisce un peso così rilevante alla prevenzione nei luoghi di lavoro come quello dei TPALL. Una visione, la loro, che abbraccia il concetto di “One Health”, integrando salute umana, animale e ambientale.

Il loro lavoro si traduce nella concreta applicazione di principi costituzionali fondamentali:

  • Articolo 32: tutela della salute come diritto inviolabile dell’individuo e interesse della collettività;
  • Articolo 41: limite all’attività economica per motivi di sicurezza e dignità umana;
  • Articolo 35: impegno della Repubblica a tutelare il lavoro in tutte le sue forme.

“Non possiamo più permetterci di considerare la prevenzione un costo o una formalità”, afferma il presidente della Commissione di Albo Nazionale dei TPALL, Vincenzo Di Nucci. “Tutelare il lavoro significa, prima di tutto, proteggere la vita di chi lavora. Oggi non è il giorno della retorica, ma della responsabilità. La sicurezza non è un premio. La prevenzione è un diritto. È tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.

In occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, il messaggio è chiaro: non possiamo più aspettare. Non un giorno in più. Non un nome in meno.