CAMPOBASSO. «Non me ne voglia nessuno, ma in quest’Aula siedono persone con grande esperienza politica. Proprio per questo, nessuno dovrebbe stupirsi della discussione odierna sulla mozione per la Consulta della legalità. Nessuno del centrosinistra ha mai messo in dubbio la presunzione di innocenza che tocca tutti gli imputati, non solo il presidente Roberti: evitiamo atteggiamenti da verginelli e paternalismi di comodo. Ciò che viene richiesto, invece, è una risposta chiara e istituzionale al fenomeno mafioso che, purtroppo, coinvolge anche il nostro territorio».
Così Roberto Gravina, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, è intervenuto in Consiglio regionale durante il dibattito sulla mozione proposta dal centrosinistra per l’istituzione della Consulta della legalità, approvata alla fine della discussione a maggioranza con una evidente spaccatura tra i consiglieri di centrodestra.
«Io personalmente sono consapevole che il presidente Roberti, per quanto riguarda la vicenda in cui è coinvolto, non ha nulla a che fare direttamente con imputazioni legate a comportamenti mafiosi – ha sottolineato Gravina – ma il fatto che si sia ritrovato nel mezzo di una vicenda dai contorni gravi danneggia l’intera politica. È in casi come questi che la Regione dovrebbe dimostrare fermezza, alzando il livello della propria risposta istituzionale. Indignarsi oggi per una discussione aperta e trasparente, quando in passato si è fatto ben peggio sul piano della polemica politica per episodi anche meno rilevanti, è pura ipocrisia. Si è preferito, da parte di alcuni esponenti della maggioranza, ricorrere alla retorica solo per tentare, senza alla fine riuscirci, di silenziare il dibattito, provando a stigmatizzare il confronto invece che affrontarlo come richiedeva una mozione pubblica e trasparente».
Gravina ha ricordato come il MoVimento 5 Stelle abbia già presentato nel 2023 una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione regionale Antimafia: «Non c’è mai stata la volontà politica di portarla avanti. È facile oggi sventolare proposte alternative, ma la realtà è che non si è voluto discutere nulla finché non è diventato politicamente utile farlo. Questo non è un modo credibile di affrontare un tema così serio».
«La disciplina e l’onore – ha concluso Gravina – si esercitano anche nel modo in cui ci si esprime e ci si rivolge agli altri. Personalizzare la discussione o usare toni intimidatori, come purtroppo abbiamo imparato a riconoscere nello stile del presidente Roberti non è il modo corretto per affrontare i problemi reali dei cittadini. Chi governa ha il dovere di essere esempio, non spettatore compiaciuto dei propri automatismi di potere».