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mercoledì 30 Aprile 2025
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“Lasciate Guglionesi al commissario”, la politica locale è chiamata a sconfiggere la rassegnazione

GUGLIONESI. “Lasciate Guglionesi al commissario”: Una frase che, letta tra i commenti di questi giorni, pesa come un macigno.
Non è una provocazione isolata, ma il sintomo di un malessere profondo: quello di una comunità che, dopo un anno e mezzo di commissariamento, sembra quasi temere il ritorno alla politica attiva, al voto, alla normalità democratica.
Guglionesi si prepara a eleggere di nuovo il suo sindaco e il consiglio comunale, dopo la lunga parentesi affidata alla gestione tecnica del Commissario prefettizio. Un tempo in cui l’amministrazione è andata avanti senza clamori, senza scontri pubblici, senza i ritmi e i riti della politica tradizionale. E forse proprio per questo, per alcuni cittadini, quel silenzio è diventato sinonimo di efficienza, di ordine, di stabilità.
Ma cosa significa davvero quella richiesta amara — “lasciate Guglionesi al commissario”?
Significa che una parte della popolazione non crede più che la politica locale possa essere garanzia di buon governo. Significa che l’idea stessa di rappresentanza, di partecipazione, di elezione è stata corrosa dalla sfiducia, dall’abitudine a una gestione neutra che, proprio perché impersonale, è percepita come più affidabile.
È una sconfitta culturale prima ancora che politica.
Perché il commissario, quantunque si sia dato da fare, non può scegliere o indirizzare.
La politica, invece, è — o dovrebbe essere — la capacità di pensare oltre, di costruire, di farsi carico delle speranze e delle fragilità di una comunità.
Il ritorno alle urne non è solo una formalità. È una sfida enorme: ritrovare fiducia, riallacciare un rapporto spezzato, credere ancora che governarsi da sé non sia un rischio, ma un diritto irrinunciabile.
Guglionesi ha bisogno di cittadini che sappiano scegliere, vigilare, partecipare.
Perché abituarsi al commissariamento non è normalità. È rassegnazione.

Alberta Zulli