PETACCIATO-LUSSEMBURGO. Tra poco più di un mese, il 19 giugno, la Corte del Lussemburgo emetterà la sentenza sull’omicidio di Sonia Di Pinto. Il processo si è concluso ieri, con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia prevista e l’accusa ha chiesto 30 anni di carcere per i due assassini della 46enne di Petacciato, dipendente della Vapiano Kirchberg, avvenuto nella notte di Pasqua del 2022. Un caso che ha scosso profondamente la comunità e ha posto l’attenzione su tematiche di giustizia, responsabilità e dolore.
Le udienze sono state caratterizzate da un forte carico emotivo. Gli imputati, Abdou e Lamine, hanno espresso il loro rammarico e chiesto nuovamente scusa ai parenti e ai colleghi della vittima. Tuttavia, per la famiglia, le loro parole non sono bastate. “Non si tratta di un incidente stradale, è un atto di barbarie inspiegabile”, ha affermato l’avvocato Philippe Penning, rappresentante del fidanzato di Sonia.
Oltre alla responsabilità diretta dei due accusati, il dibattito si è concentrato sul ruolo di Edu, colui che ha aperto la porta ai giovani incriminati. Per la parte civile, tale gesto ha avuto conseguenze dirette e determinanti. “Se la porta non fosse stata aperta, Sonia sarebbe ancora viva”, ha dichiarato Penning, sottolineando l’aspetto della complicità nel crimine.
Il pubblico ministero, pur riconoscendo la gravità dell’accaduto, ha chiesto l’assoluzione di Edu, evidenziando la mancanza di prove certe sul suo coinvolgimento attivo nell’omicidio. Per Abdou e Lamine, invece, è stata proposta una condanna a 30 anni di reclusione, ritenendo che, sebbene l’omicidio non fosse premeditato, la loro volontà di causare la morte fosse chiara. “La morte era evitabile e non necessaria”, ha sottolineato il magistrato.
Questo processo non è solo una battaglia legale, ma anche un momento di profonda riflessione sulla giustizia. I familiari della vittima cercano risposte e una punizione che sia proporzionata alla sofferenza inflitta loro. La sentenza del 19 giugno rappresenterà un punto di svolta per tutti i coinvolti, determinando non solo il futuro degli imputati, ma anche il senso di giustizia per la famiglia di Sonia e per l’opinione pubblica, era presente anche la madre di Sonia, Antonietta.