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domenica 1 Giugno 2025
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Peppine ‘Mussoline’: la storia di un uomo, del suo mare e di chi non lo dimentica

TERMOLI. Tempo fa fu girato un film tratto da un libro intitolato “L’uomo e il Mare”. Se oggi dovessimo trovare, qui a Termoli, un volto ideale per interpretare quel film, non potremmo che pensare a lui: Giuseppe Marinucci, per tutti noi semplicemente “Peppine Mussoline”.

Purtroppo, da sei anni Peppino non è più tra noi, ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo lo sa bene: è stato un vero maestro di vita. Un uomo che sapeva insegnare con semplicità e umanità, ogni volta che ci si incontrava per un caffè al porto turistico – la sua seconda casa, che poi è diventata anche un po’ la nostra.

Con la sua voce calma, tra un sorriso e una battuta, ci regalava pillole di saggezza marinaresca: i nodi da marinaio, i nomi e le direzioni dei venti, la loro consistenza, il modo in cui soffiavano annunciando bel tempo o tempesta. Con lui tornavamo volentieri a scuola, una scuola senza banchi, ma piena di sale, vento e verità. Lui era il nostro capitano di lungo corso.

Qualche giorno fa, parlando ancora una volta di lui, ci è venuto naturale farlo passando per la rotonda che porta verso via del Mare. Lì, nel mezzo della rotatoria, è stato ricreato un tipico trabucco termolese, e inizialmente su quel trabucco c’era anche lui, Peppino, raffigurato affacciato a una finestra, sorridente, come se guardasse il suo mare amato.

Ora, dopo un recente restyling, curato da Christell Cornù, la nuora di Peppino, moglie del figlio Daniele, laureata all’Accademia di Belle Arti di Parigi, lo troviamo di nuovo lì, raffigurato mentre ricuce le reti da pesca, un’altra sua grande passione. E chi lo conosceva, lo riconosce in quel gesto lento, sapiente, pieno di rispetto per il mare e per il mestiere.

Passare di lì, per noi che gli abbiamo voluto bene, è un po’ come salutarlo ogni volta. Ed è bello pensare che non se n’è mai andato davvero. È ancora lì, con la sua famiglia, con noi amici, con chiunque abbia condiviso con lui un pezzo di banchina o un aneddoto al bar del porto.

E allora sì, io ogni volta che passo di lì ti saluto:
“Ciao Peppì.”

E sai una cosa? Sono certo che mi rispondi ancora, proprio come facevi ogni volta che ci vedevamo:
“Ueh, cia’ Meche!!!”

Michele Trombetta