TERMOLI. Presso la Cala Sveva Beach Club di Termoli, si è svolto questa mattina, sabato 17 maggio, l’incontro delle organizzazioni sindacali con la stampa per fare il punto sulla situazione dello stabilimento Stellantis. Presenti Domenico Guida Ugl-Metalmeccanici, Marco Laviano Fim-Cisl, Francesco Guida Uilm, Giovanni Mercogliano Filmic.
«Siamo attenti alle dinamiche che stanno travolgendo Termoli- ha dichiarato Marco Laviano, segretario regionale della Fim-Cis– Stellantis non sta raggiungendo quei risultati sperati. C’è un grido d’allarme. Dal 2025 avremmo dovuto spostare persone, ma il processo non è ancora partito. Questo territorio ha bisogno di rispetto. Questo è uno stabilimento che è stato l’eccellenza del gruppo Fiat. Dopo la fusione con Stellantis ha visto più nubi che luci. Chiederemo con forza di scendere su quella via Molise dove c’è il Mimit. Termoli va difesa! Poco interessa se l’Europa tornerà indietro».
Il Consiglio di Fabbrica dello stabilimento Stellantis di Termoli si era riunito mercoledì 14 maggio 2025 per affrontare il tema delle prospettive occupazionali e del futuro del sito produttivo.
Erano presenti tutte le Rsa di Fim, Uilm, Fismic e Uglm. Al centro del confronto ci sono state le crescenti incertezze che gravano sul futuro industriale di Termoli.
In maniera corale sono emerse forti preoccupazioni legate alla prossima chiusura del reparto Fire, che coinvolge circa 450 lavoratori, aggravate dalle già deboli prospettive dei restanti reparti produttivi.
«L’Europa dice dal 2030 tutto elettrico. Il costo energetico è fuori controllo e noi in Italia non ce l’abbiamo. È una cosa folle. Qui c’è il rischio che andiamo tutti a casa, e non mi riferisco solo allo stabilimento di Termoli. Termoli non può sopravvivere con cassa integrazione, questa è una discesa irrefrenabile. I lavoratori devono essere a supporto delle organizzazioni sindacali». Ha dichiarato nel suo intervento Francesco Guida della Uilm Termoli.
Infatti le organizzazioni sindacali denunciavano che «la produzione dei motori 2000 benzina (Gme) non ha avuto una prospettiva a lungo termine, trattandosi di un prodotto destinato quasi esclusivamente al mercato statunitense, dove sarà presto sostituito da un motore realizzato direttamente in America. Anche il motore 1000 e 1500 (Gse) non è stato prodotto al massimo della capacità e si è fatto ricorso in maniera sistematica alla cassa integrazione. Si è deciso di attendere ancora con speranza che l’avvio produttivo della nuova Fiat 500 possa segnare una ripresa concreta, in linea con le elevate potenzialità e competenze dello stabilimento. Per quanto riguarda la nuova produzione del cambio, l’avvio a pieno regime – atteso entro la fine del 2026 – dovrebbe impiegare circa 300 lavoratori, un numero che non sarà sufficiente a compensare neanche gli attuali addetti del reparto Fire. La chiusura del reparto cambi prima e del Fire era stata programmata anche in vista di una riconversione del sito in una Gigafactory, che avrebbe dovuto avviare già dal 2026 la produzione di batterie per auto elettriche. Questa prospettiva, però, si è progressivamente allontanata, complice la sospensione del progetto da quasi un anno e le numerose incognite legate a una transizione green che, in questo caso, è stata mal gestita e ha generato ulteriore incertezza. La forte preoccupazione nasce dal fatto che, ad oggi, per Termoli non sono previste nuove produzioni in grado di garantire continuità occupazionale e industriale oltre il 2030. Per questo motivo, a tutela dell’occupazione e del valore di questo storico sito produttivo, è stato deciso di mettere in campo una serie di iniziative di sensibilizzazione rivolte alle istituzioni e alla cittadinanza. In una piccola regione come il Molise, caratterizzata da un tessuto socioeconomico fragile, già da anni colpita da fenomeni di spopolamento e calo demografico, senza una conferma di un piano di riconversione e di un impegno concreto, la perdita di circa 2000 posti di lavoro ne decreterebbe la morte».






