X
venerdì 16 Maggio 2025
Cerca

Primo Maggio: lottare contro precarietà e mediocrità

Immagine realizzata con AI

TERMOLI. Quest’anno il Primo Maggio arriva in un soleggiato giovedì, giusto in mezzo alla settimana, un pó come “ponte” salvavita per chi desidera prolungare le gioie del fine settimana, un po’ come palliativo servito al momento giusto nella lenta agonia che trascina migliaia di stipendiati fino all’alba del lunedì.

Si avvicinava lentamente da giorni, si udiva negli echi disperati di chi si preparava a scendere in piazza a parlare di diritti svolazzando bandiere ai quattro venti, servi ciechi o forse abbagliati dalla ricchezza di un sistema che ingolosisce gli avidi e disincanta i devoti.

Figli di una madre sorda, cantiamo a squarciagola canzoni che inneggiano alla lotta di classe ma il disco si è incantato e veniamo rimandati a settembre.

Ridurre al folklore senza memoria storica significa svuotare di senso una giornata e limitare tutto alla mera retorica. Eppure, questa mattina ci siamo svegliati e, come a scuola, siamo andati in gita, così possiamo normalizzare la precarietà e sentirci appagati dalla mediocrità.

Negli ultimi anni, il Primo Maggio sembra essersi trasformato, soprattutto per le nuove generazioni, in un’occasione di svago e nel tentativo come un altro di ingannare la monotonia di fronte ad un sistema che ci ubriaca di incertezze e ci fa perdere la lucidità delle cose.

Buttiamo giù un cocktail dopo l’altro di rassegnazione e ci lasciamo trasportare dagli eventi senza farci troppe domande ma intanto il mondo è una multinazionale, è intelligenza artificiale, è un algoritmo. Noi però restiamo persone, non macchine.

Oggi lavoriamo con contratti a termine, paghe da fame e turni massacranti nel nome della flessibilità. Allora: che stai festeggiando, esattamente? Se il tuo Primo Maggio è solo un giorno libero, sappi che è libero perché qualcuno ha lottato e, spesso è morto, per fartelo avere.

La nostra giovane comunità molisana, povera di opportunità lavorative e messa in ginocchio da una politica miope, dovrebbe smettere di accettare il silenzio e cogliere l’occasione per dire che non basta sopravvivere.

Mi auguro che oggi sia il pretesto per celebrare ciò che ci hanno lasciato e per ricordare di riprenderci tutto ciò che ci stanno ancora togliendo. 

Non serve rinunciare al divertimento, ma ricordarsi da dove viene.

Il Primo Maggio è politico, sempre. Anche ballando sotto il palco.

Angelica Silvestri