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sabato 10 Maggio 2025
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Alfano da Termoli: tra mito e realtà

TERMOLI. Nella sala consiliare del Comune di Termoli il Lions Club Termoli Tifernus ha tenuto la conferenza su Alfano da Termoli relatore l’architetto Nicola Di Pietrantonio, docente presso il Liceo Artistico e già autore di numerose pubblicazioni:

La conferenza è presieduta dal presidente del Lions club Termoli Tifernus arch. Silvestro Belpulsi, che ha sottolineato l’importanza della conoscenza di una figura storica molto importante di Termoli, che dà il nome al liceo scientifico della città, che pochi conoscono realmente e quali sono state le opere da lui realizzate.

L’architetto Di Pietrantonio, con l’ausilio di immagini, illustra che del Summi sculptoris Alfani Termolitanus si conosce molto poco, sia per la scarsità di notizie sulla sua biografia, sia per le numerose opere a lui attribuite non sempre con il parere unanime della critica. Quello che è certo che ci troviamo di fronte ad un personaggio la cui fortuna critica trova confronti solo con pochi altri artisti del tempo, quando la notorietà dei magistri cedeva spesso il posto all’anonimato delle maestranze del cantiere.

Un documento del 1153, pubblicato dal Camera e riportato dal Ragni per identificare il Grimo aldus ordinarius iudex, inciso sull’epigrafe posta sulla mensola del portale della cattedrale di Termoli, contiene una importante citazione. Nella dettagliata descrizione topografica dei confini che delimitavano la vigna sita in Termoli, oggetto della vendita, viene riportato che essa si trovava vicino all’orto di proprietà di Ysembardi figlio di Maynardi Alfani: “latere erga ortumfiliorum Ysembardi fili i Maynardi Alfani videli cet”. Questo è l’unico documento a noi noto, che ci dà la conferma che tra le famiglie ravellesi che si sono stanziate a Termoli c’è anche quella degli Alfano, che dette probabilmente i natali, al famoso scultore termolese.

Una famiglia degli Alfano costituita da più artisti è ipotizzata sia dal Ragni che dalla Mariani, la quale non esclude che autore delle sculture della Cattedrale di Termoli possa essere stato un maestro Alfano, ma non lo stesso di Bari, convinta dell’esistenza di più di un artista termolese dal nome Alfano, appartenente ad una stessa famiglia, la quale avrebbe trasmesso di padre in figlio con l’arte il nome.

Una delle attribuzioni più controverse è quella sostenuta da alcuni eruditi locali che lo ritengono l’artefice non solo della scultura della facciata ma della progettazione dell’intera cattedrale di Termoli.Tra questi il più convinto pare sia il Ragni che, pur di avvalorare la sua tesi, cita una fantomatica iscrizione, alla base della lunetta del portale oggi non più leggibile, che testimonierebbe la paternità dello scultore. Non si conoscono altre opere di attribuzione certa ad Alfano oltre il ciborio barese, l’alta qualità di questo manufatto, in particolare dei rilievi dei capitelli, permette di considerare Alfano come un importante esponente della scultura pugliese del Duecento. Purtroppo, essendo la datazione del ciborio incerta, tutte le ipotesi costruite su tale data diventano discutibili.

In mancanza di dati documentali, che ci verrebbero in soccorso, lo studio analizza i caratteri del ciborio barese, e li mette a confronto con opere coeve e con altre attribuite ad Alfano, per fare luce sulla cronologia della vicenda artistica di uno dei personaggi più controversi e misteriosi del Duecento meridionale.

Ma dove si è potuto formare con un repertorio così aggiornato alle novità gotiche oltremontane, uno scultore molisano del XIII secolo? Forse proprio nel cantiere della Cattedrale della sua città. Un cantiere in cui si respirava un clima culturale ed una situazione ambientale di chiaro accento internazionale, favorito probabilmente dalla eterogeneità, dal carattere itinerante e dall’alta qualità artistica delle maestranze.

Solo la frequentazione di questo cantiere potrebbe spiegare i modelli culturali di cui lo scultore si è nutrito e da cui ha attinto molte delle novità del suo linguaggio. Questa frequentazione però, se fosse dimostrata, entrerebbe fortemente in contrasto con la data di maturazione della sua attività artistica, che verrebbe spostata di almeno un trentennio, (tutta costruita sulla cronologia del ciborio barese, 1233).

Facendo coincidere la data di apprendistato con quella della realizzazione dell’apparato scultoreo della facciata della cattedrale di Termoli, data che potrebbe dilatarsi fino al quarto e forse quinto decennio del Duecento, sposteremmo solo dopo questa data l’esordio di Alfano, e sarebbe ridotto così anche il suo ruolo di precoce innovatore che molta critica gli riconosce.

Questa cronologia renderebbe più compatibili i raffronti con due opere molto importanti che sono figlie della stessa matrice culturale: il capitello con i draghi di Gualtieri a Bitonto e quelli di Ravello di Nicola di Bartolomeo, che dati cronologici certi farebbero risalire al 1240 il primo e al 1272 il secondo.

In questo modo Alfano diverrebbe l’anello di congiunzione tra la ricerca di Gualtieri ancora intrisa di spirito romanico e quella di Nicola di Bartolomeo ormai proiettata alle innovazioni gotiche.

Solo così uno scultore del calibro di Nicola di Bartolomeo, ritenuto il più dotato e innovatore dei magistri della scuola foggiana, potrebbe avere avuto Alfano tuttalpiù come suo collaboratore e non certo come maestro precursore.

In questo modo verrebbe anche spiegato perché nell’opera di Alfano, collocata dalla critica all’interno di quel circuito culturale sviluppatosi prima nella scuola dei magistri foggiani e poi confluito nei cantieri federiciani, accanto a forme di matrice ancora romanica, trovano una naturale e spontanea espressione inedite radici oltremontane.

Lo studio non vuole di certo sminuire la figura del termolese Alfano, che sicuramente ha avuto un ruolo non secondario nelle complesse e variegate vicende che hanno caratterizzato la storia della nostra cattedrale e della scultura del Duecento meridionale, vicende dalle cui premesse è scaturita l’opera di quel “Nicola de Apulia” più conosciuto come Nicola Pisano che ha cambiato le sorti della storia dell’arte italiana, ma e’ teso a demolire l’ultimo baluardo di una storiografia erudita e campanilistica che spesso non è riuscita sia per un errato approccio storico filologico che per scarsità e contaminazione delle fonti a definire la corretta cronologia degli eventi, e si è resa responsabile dei troppo arbitrari ampliamenti dell’elenco delle opere a lui attribuite, confinando la sua figura in una sorta di aurea leggendaria, che certo non è stata di giovamento agli studi che hanno cercato di indagare sul suo operato.

Grande soddisfazione dei partecipanti che hanno anche contribuito con domande e curiosità.

LA BIBLIOGRAFIA

  • Sulle tracce di Timoteo, l’eredità storica di una memoria, EDIDUOMO, stampato per conto presso ALL PRINT, Termoli, 1994;
  • La Basilica Cattedrale di Termoli, EDIDUOMO, Litografia Botolini S.r.l. Rocca San Giovanni (CH), 1998;
  • Termoli città di Timoteo, EDIDUOMO, GRAFICHE LANDOLFI S.r.l., Termoli 1999;
  • S. Maria delle Grazie, il cantiere di restauro della chiesa madre di Ururi, Tipolitografia GM Benevento, 2001;
  • Segni D’Oriente, la cattedrale di Termoli, Influssi, Maestranze e Crociati sulla via delpellegrinaggio, EDIDUOMO, Litografia Botolini S.r.l. Rocca San Giovanni (CH), 2002;
  • Il bestiario medioevale nei mosaici pavimentali della Cattedrale di Termoli, COSMO JANNONE EDITORE Isernia, 2009.
  • La basilica cattedrale di San Timoteo a Termoli. Ravellesi, Templari e Crociati sulla rotta della Reliquia. Storia, Iconografia, Architettura. EDITRICE LAMPO (CB), 2023.