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sabato 31 Maggio 2025
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“Andare a votare per salvare la democrazia”: l’appello degli ex consiglieri regionali

CAMPOBASSO. L’8 e il 9 giugno prossimi i cittadini potranno votare per i referendum abrogativi su lavoro e concessione della cittadinanza italiana agli extracomunitari.

L’Associazione Ex Consiglieri Regionali del Molise desidera intervenire su un tema fondamentale per la nostra democrazia.

«Per dovere civico, che avverto da cittadino, attento al diritto di voto (indispensabile per esprimersi su particolari materie aperte alla consultazione), mezzo elementare per contribuire a vivere in un paese democratico (in cui la sovranità appartiene al popolo), mi preoccupa molto sentir dare agli elettori consigli fraudolenti, diffusi ad arte, di non “andare a votare”!

È il pericoloso consiglio dato da chi cerca tutte le opportunistiche circostanze per sostituire la democrazia con il sovranismo.

Personalmente (e per le esperienze maturate nell’Assemblea Legislativa regionale), sento il dovere di non tacere su questo tema, perché il voto non è un inutile ornamento della democrazia, ma la caratterizza, la sostanzia e le dà vigore per far crescere i cittadini nel benessere comune e condiviso.

L’opposto avviene quando si danno “diktat di voto”!

La pubblicità elettorale dovrebbe mirare a dare utili illustrazioni dei problemi riguardanti il tema, analisi e approfondimenti, conseguenze e danni prevedibili, senza venir meno alle prerogative personali dell’elettore di libera espressione del suo giudizio con il voto.

Il diritto dell’elettore di scegliere è mortificato, limitato e abusato da troppo tempo, tanto che siamo giunti al punto che gli astenuti superano i partecipanti al voto.

La situazione è grave.
Una democrazia senza popolo perde la sua anima.

Il capovolgimento spinge alla ricerca di sistemi maggioritari, che portano il Governo del Paese al consociativismo: alleanze stipulate con la condivisione del potere (?), non sempre coerenti con la coerenza autenticamente politica.

È amaro constatare che la maggioranza del 51% del popolo non trova rappresentanza in Parlamento.

È una constatazione, non una mia personale valutazione né arbitrario giudizio di alcuno.

Questa è la motivazione di chi parla di democrazia bloccata.

Tutti insieme interroghiamoci sul futuro della nostra democrazia e poniamo rimedio alle formalità, che, sancite dalle normative del sistema democratico vigente, permettono di eludere i diritti dei cittadini, ne rendono difficile l’esercizio, ne vanificano le volontà.

Evitiamo, combattendo l’astensionismo, di accrescere il clima di disaffezione per le urne, perché le nostre distrazioni possono causare l’effetto di far degenerare la democrazia in autocrazia, che è cosa ben diversa rispetto alla lettera e allo spirito della Costituzione!

Quindi, senza intento e volontà alcuna di aprire fronti polemici, desidero raccomandare a quanti hanno il diritto di voto di esercitarlo pienamente, non solo perché è un dovere civico, quanto piuttosto per sostenere il sistema democratico.

Chi vuole far crescere la disaffezione al voto tenta di cancellare la sovranità del popolo, che proprio col voto si esercita, e mina la casa democratica, perché le toglie le basi su cui si regge e cresce.

Per convincersene basta rileggere l’art. 1 della Costituzione.

Andare a votare significa confermare il nostro sistema democratico.

Andare a votare, quando è indetto un referendum popolare, significa confermare il particolare diritto del cittadino al voto personale, libero e segreto, con effetto abrogativo totale o parziale di una legge (art. 75 della Costituzione).

A nessuno sfugga la particolare portata del voto referendario previsto dalla nostra Carta. Esso è il frutto del sacrificio di quanti, dopo l’armistizio, non tornarono a casa ma organizzarono bande partigiane e avviarono la guerra di resistenza e di riconquista delle perdute libertà e diritti, per molti anni negati agli italiani.

Sono nato durante la Seconda Guerra Mondiale, sono cresciuto nel Paese che ha “la migliore costituzione del Mondo”.

Vorrei che le future generazioni potessero godere dei nostri stessi diritti.

Per mantenerli in vita dobbiamo essere attivi e operosi: far valere legittimamente il nostro pensiero col voto responsabile e libero di tutti, espresso proprio per validare l’istituto del referendum popolare, che esalta i diritti dei cittadini partecipanti.

Molti partiti tacciono, altri danno consigli elettorali contrabbandati con etichette “politiche”, soprattutto quando le finalità sono di consolidamento di poteri, che non perseguono finalità di bene comune.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la nostra gente, che allora soffriva – come i popoli oggi in guerra desolati da esasperate esperienze – nascostamente ripeteva spesso questa strofetta che mi torna in mente:
“Il Duce comanda,
il Re ubbidisce,
il popolo patisce.
Dio mio, quando finisce!”

Il Referendum del 2 giugno (fra pochi giorni lo ricorderemo come Festa nazionale) fu la provvidenziale risposta che il popolo italiano diede andando a votare!
Così inizia la nostra storia repubblicana e democratica.

Quindi, se vogliamo continuare a vivere in democrazia, non possiamo sottrarci al dovere della partecipazione attiva, esprimendo liberamente e “in coscienza” il voto sul quesito referendario, rivolto a tutti i cittadini.

Pertanto, andiamo a votare e in massa.

La democrazia è veramente forte quando la partecipazione è larga e convinta, per cui essa è attenta e capace di raggiungere mete ed obiettivi di altrettante tappe di progresso e civiltà.

Buon voto dell’8 e 9 giugno 2025 (80esimo della Repubblica)».