TERMOLI. Il ‘cahiers de doléance’ con cui l’Assoporto ha messo nero su bianco le criticità che sono emerse in tre anni di passaggio dalla Regione Molise all’autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale di Bari, potrebbe essere la lettera di addio, poiché giace in Parlamento un emendamento che porterebbe il Porto di Termoli verso Ancona.
Il porto di Termoli si preparerebbe così a una svolta significativa sul piano amministrativo e strategico. Dopo anni di lamentele, osservazioni critiche e richieste formali da parte degli operatori locali, si concretizza l’ipotesi di un cambio di Autorità di Sistema Portuale. Non sarà più Bari, ma Ancona a esercitare la giurisdizione sullo scalo molisano, se verrà approvato l’emendamento al Decreto Infrastrutture predisposto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il passaggio non è solo tecnico. Rappresenta una correzione di rotta rispetto a una scelta maturata nel giugno 2022 con il D.L. 68, che aveva inserito Termoli all’interno dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM), in virtù della creazione della ZES Adriatica Molise-Puglia. Un’aggregazione ritenuta da più parti poco coerente con la natura del porto molisano e le sue relazioni economiche prevalenti, orientate maggiormente verso i porti del centro-nord Adriatico.
Già nel 2021 Assoporto Termoli aveva avanzato riserve sul legame con i porti pugliesi, sottolineando come i rapporti logistici e commerciali con quegli scali fossero marginali. Il punto critico, secondo gli operatori, è sempre stato lo scollamento tra le esigenze di Termoli e il modello gestionale applicato da Bari. Le lamentele riguardano non soltanto l’aspetto geografico – che già pone il porto molisano ai margini del sistema – ma anche una distanza percepita in termini relazionali, operativi e normativi.
«Ci sentiamo trattati come una propaggine periferica – è il messaggio ricorrente tra gli addetti ai lavori – con regole applicate automaticamente, senza alcun margine di adattamento alla realtà locale». L’Autorità portuale barese è stata infatti accusata di una gestione eccessivamente rigida, mutuata dalle prassi consolidate nei grandi porti pugliesi, come Bari, Brindisi o Manfredonia, ma poco adeguata a uno scalo di dimensioni più contenute e con peculiarità diverse come Termoli.
Il malcontento ha quindi trovato uno sbocco politico lo scorso 21 maggio, quando l’assessore regionale alle Infrastrutture, Michele Marone, ha avviato un’interlocuzione formale con il ministro Matteo Salvini, coinvolgendo direttamente anche il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti. Il giorno successivo, il Mit ha risposto predisponendo tramite il suo Ufficio Legislativo un emendamento ad hoc al Decreto Infrastrutture, volto a trasferire la competenza sul porto di Termoli all’Autorità del Mare Adriatico Centrale (AdSPAC), con sede ad Ancona.
Una scelta considerata più in linea con la vocazione, la posizione geografica e i traffici abituali del porto molisano, che guarda naturalmente ai collegamenti con Marche e Abruzzo. A rafforzare la logica di questa transizione, anche la recente istituzione della ZES Unica del Mezzogiorno, che ha di fatto superato il criterio territoriale delle ZES regionali, privando di fondamento la motivazione iniziale dell’inserimento nell’ambito pugliese.
Il nuovo scenario prevede l’uscita di Termoli dalla giurisdizione barese per rientrare in quella marchigiana, con l’obiettivo dichiarato di ristabilire un contesto di “ambito portuale omogeneo”, più coerente con le esigenze operative e le caratteristiche economiche del territorio. Non si tratta solo di una ricollocazione burocratica: gli operatori auspicano ora un nuovo corso fatto di maggiore ascolto, maggiore flessibilità nelle scelte amministrative e soprattutto una gestione capace di valorizzare lo scalo come “asset strategico”, anche in vista dei futuri investimenti legati alla mobilità sostenibile e al turismo marittimo.
Il Decreto Infrastrutture, comprensivo dell’emendamento sul porto di Termoli, sarà all’attenzione del Parlamento nelle prossime settimane. Se approvato, darà ufficialmente il via a una nuova fase per lo scalo molisano, con ricadute attese non solo sul piano gestionale ma anche su quello economico, logistico e occupazionale.
Una “svolta necessaria” – così viene definita da più parti – che potrebbe finalmente rimettere Termoli al centro di una visione più coerente con il proprio territorio e con le reali dinamiche dell’Adriatico centrale.


