TERMOLI. Oggi pomeriggio, venerdì 20 giugno, nella chiesa di San Pietro e Paolo a Termoli, la comunità si è raccolta per dare l’ultimo, struggente saluto a Luca Regoli, un giovane la cui vita si è spenta troppo presto. È stato un momento di profonda emozione, in cui il silenzio ha parlato più di ogni parola e le lacrime hanno espresso il dolore di chi resta. La chiesa era stracolma, troppo “piccola” per accogliere i tanti che hanno voluto esser presenti per dare l’ultimo saluto a Luca. Tante le persone fuori dalla chiesa, ad attendere il feretro.
Luca era conosciuto e amato da molti: un ragazzo dal cuore grande, dalla gentilezza discreta, sempre pronto ad ascoltare e a donarsi. La sua presenza ha lasciato un’impronta indelebile nei cuori di chi lo ha conosciuto, dagli amici di una vita alla famiglia che tanto amava. In tanti hanno voluto esserci, testimoniando con la propria partecipazione il valore di una vita vissuta con rispetto, generosità e speranza.
La celebrazione funebre si è trasformata in un momento di condivisione autentica: lacrime e ricordi si sono intrecciati a parole di conforto e fede. Nel suo discorso, il parroco, Padre Enzo Ronzitti, ha ricordato come la memoria di Luca non si estingua con la morte, ma continui a vivere nei gesti e nell’amore di chi lo ha accompagnato in questo cammino terreno. Un invito a trasformare il dolore in forza e la perdita in seme di speranza per il futuro.
«Oggi ci ritroviamo qui, insieme, come una comunità ferita, attonita di fronte alla scomparsa di Luca. Il dolore è vivo, autentico, toglie le parole e ci lascia con il bisogno di piangere con chi piange. In questi momenti non servono discorsi solenni: serve il silenzio, quello che ci aiuta a meditare sulla fragilità della vita umana. E serve la preghiera, perché il Signore doni consolazione alla sua famiglia e ai suoi più cari.
Nulla deve andare perduto, nulla di ognuno, perché ogni vita è una ricchezza che appartiene a tutti. E Luca ha donato molto: la sua gioiosa esistenza, la sua relazione educata e rispettosa verso gli altri, l’amore per la famiglia, l’amicizia profonda con chi gli è cresciuto accanto, la sua generosa disponibilità e il desiderio di una vita piena di sogni e progetti.
La sua morte lascia un segno indelebile non solo nella vita dei familiari e amici, ma anche nell’intera comunità cittadina e parrocchiale. È una ferita che faticherà a rimarginarsi, una cicatrice che parlerà per anni a venire, specie alle tante famiglie con figli e figlie giovanissimi, che oggi vivono tra preoccupazioni e speranze.
Ma Dio semina anche nel dolore. Luca è per noi un seme prezioso. Quel seme, accolto e coltivato, può diventare il dono più grande alla sua memoria. Come Gesù nel Getsemani, anche Luca ha vissuto giorni di agonia, di croce. Ma la fede ci chiama a passare dalla Passione alla Risurrezione, a credere che la vita non finisce sulla soglia della morte. Il seme porterà frutto. La vita e la memoria di Luca risorgeranno nel cuore di ognuno di noi, perché il cuore è la casa dove nessuno muore.
Siamo tutti pellegrini verso il cuore di Dio, verso il paradiso, verso la pace eterna. E in questo cammino, Luca ci precede. Continuerà a vivere nei nostri affetti, nei nostri ricordi, nella nostra cura l’uno dell’altro. Perché la sacralità della vita è la ricchezza più grande che Dio ci ha donato, e della quale dobbiamo prenderci cura.
Non sono abituato a leggere parole scritte, ma queste righe nascono da sentimenti umani e sacerdotali sinceri. Un abbraccio paterno e fraterno, pieno di sincero affetto, accompagni Luca e ciascuno di noi in questo momento di difficile orfanezza».
Alla fine della funzione religiosa sono state lette tre lettere, quella da parte dei compagni di squadra, della sorella e dei genitori. Un momento toccante che rimarrà indelebile nei cuori di tutti. Così come Luca.
All’uscita del feretro, tantissimi palloncini bianchi sono stati fatti volare in aria. Lassù nel cielo blu, verso il Paradiso dove Luca è adesso.
“Ciao Luca, che il Signore ti accolga in Paradiso tra le sue braccia!.










