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giovedì 12 Giugno 2025
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Omicidio Todorov, la difesa valuta il rito abbreviato: prima udienza in Corte d’Assise

CAMPOBASSO. Si è tenuta stamani, dinanzi alla Corte d’Assise, presso il Tribunale di Campobasso, la prima udienza del processo che vede imputato Ennio Amorfino, il custode accusato dell’omicidio di Rayko Todorov, il bracciante bulgaro ucciso a bastonate nei campi di Santa Croce di Magliano nel febbraio scorso. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e riportato l’attenzione sulla vulnerabilità dei lavoratori stranieri impiegati nel settore agricolo.

Nel corso dell’udienza preliminare è stato definito il calendario delle prossime tappe del procedimento. Il 19 giugno saranno ascoltati i testimoni della polizia giudiziaria, mentre a metà luglio sarà il turno dei consulenti tecnici della Procura, tra cui il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima. Proprio la relazione medico-legale rappresenta uno degli snodi più attesi, in quanto sarà determinante per ricostruire le reali dinamiche della morte di Todorov e potrebbe influenzare la strategia difensiva dell’imputato.

Secondo quanto emerso, la possibilità per Amorfino di accedere al rito abbreviato non è stata ancora definita. La Corte, presieduta dal giudice Enrico Di Dedda, ha infatti precisato che ogni decisione in merito verrà presa solo alla luce degli sviluppi dibattimentali. Una scelta che conferma la complessità del caso e la necessità di un approfondimento istruttorio prima di valutare eventuali benefici procedurali.

Uno dei punti centrali dell’accusa riguarda la presunta futilità del movente. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Todorov si sarebbe smarrito mentre cercava di rientrare a casa dopo una giornata di lavoro. Sarebbe così capitato, inconsapevolmente, nel luogo sbagliato al momento sbagliato, trovandosi forse testimone di un tentativo di furto. Una presenza imprevista che, sempre secondo l’accusa, avrebbe scatenato la reazione violenta del custode, sfociata nell’omicidio.

Una versione che la difesa contesta fermamente. I legali di Amorfino ritengono infatti che, qualora si dimostrasse che il movente fosse davvero legato alla scoperta di un furto da parte del custode – nel luogo che peraltro era incaricato di sorvegliare – non si potrebbe parlare di “futili motivi”. Una differenza non solo semantica, ma che potrebbe incidere significativamente sulla qualificazione giuridica del reato e, di conseguenza, sulla pena.

A restare in attesa delle prossime udienze sono anche i legali di parte civile, che rappresentano il fratello della vittima. Al momento la loro posizione è prudente: preferiscono attendere l’acquisizione delle testimonianze prima di orientare in modo definitivo la strategia processuale. L’obiettivo dichiarato è arrivare a una ricostruzione il più possibile fedele dei fatti, garantendo verità e giustizia per la famiglia Todorov.

Il primo vero momento di confronto tra le parti sarà dunque il 19 giugno, quando i testimoni della polizia giudiziaria saranno chiamati a riferire in aula su quanto accaduto la notte dell’omicidio. Solo allora cominceranno a delinearsi con maggiore chiarezza le posizioni delle parti e le eventuali strategie difensive. In quella sede potrebbero emergere elementi nuovi, capaci di influenzare sia la scelta del rito, sia la valutazione delle aggravanti.