TERMOLI. Parole, giudizi, commenti, mai così duri, quelli rivolti alla figuraccia rimediata dalla nazionale di Spalletti ieri sera in Norvegia. Conoscendo il valore internazionale di parte della rosa dell’undici dei fiordi poco ci aspettavamo sinceramente al debutto nelle qualificazioni iridate, ma non una prestazione tra le peggiori della storia azzurra.
Nelle stesse ore, il numero uno del tennis mondiale, Jannik Sinner, conquistava la ventesima vittoria slam consecutiva contro il re dei major, Novak Djokovic.
E’ questa la legge del contrappasso: un tempo eravamo i signori del calcio e comparse nella racchetta, oggi dominiamo il tennis (o quasi) e siamo giullari di corte nel football.
In questo testacoda dello sport tricolore tutta l’abilità di un presidente federale, Angelo Binaghi, e l’inadeguatezza di un altro, Gabriele Gravina, peraltro rieletto a furore di delegati e senza avversari.
A giugno si rinnova anche il vertice del Coni e prescindendo dall’aspetto solo agonistico, occorrerebbe un atto di coraggio nel commissariare la Figc.
La legge del contrappasso dicevamo, quella che vede per il secondo Roland Garros di fila con tre finali (misto, singolo maschile e doppio femminile), lo scorso anno ci furono doppio maschile e singolo femminile assieme al tandem Errani-Paolini; 3 come le sberle rimediate in Scandinavia, a Oslo.
Emanuele Bracone