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giovedì 30 Ottobre 2025
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Porto di Termoli: gli operatori chiedono maggiore attenzione da parte dell’Autorità di sistema di Bari

TERMOLI. Un malessere diffuso tra gli operatori portuali, una percezione crescente di distanza tra esigenze locali e governance centrale, e una richiesta esplicita di riconsiderare l’appartenenza all’attuale sistema portuale: è questo il quadro delineato dalla comunicazione che Assoporto Termoli ha trasmesso il 20 giugno 2025 alle principali autorità regionali e istituzionali, con l’obiettivo di dare voce alle preoccupazioni emerse durante un partecipato incontro tenutosi il 5 giugno presso la Sala del Consiglio Comunale di Termoli.

L’associazione, riconosciuta ai sensi del DPR 361/2000, ha riunito la maggior parte degli operatori attivi nel porto o con interessi diretti nell’area retroportuale, raccogliendo osservazioni, critiche e, soprattutto, un forte sentimento di frustrazione nei confronti dell’attuale gestione da parte dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (ADSPMAM), a cui il porto termolese è stato assegnato con il Decreto Legge del 16 giugno 2022.

Una scelta territoriale discussa sin dall’inizio

Già in fase preliminare, la scelta di entrare a far parte dell’ADSPMAM aveva sollevato perplessità. Molti operatori avrebbero preferito un’integrazione con l’Autorità del Mare Adriatico Centrale, più coerente per caratteristiche territoriali e per gli scambi naturali già in corso con i porti a nord. Tuttavia, l’istituzione della ZES Adriatica Molise-Puglia, con fulcro su Bari, aveva orientato la decisione verso l’ADSPMAM.

Con la successiva soppressione delle ZES territoriali e l’istituzione della ZES Unica del Mezzogiorno, oggi estesa fino all’Abruzzo, la motivazione originaria per l’assegnazione del porto di Termoli all’ADSPMAM appare, secondo Assoporto Termoli, venuta meno. E oggi riaffiorano con forza le domande sull’opportunità e sull’efficacia di tale scelta.

Una gestione percepita come distante e poco dialogante

La critica più forte mossa dagli operatori riguarda il modo in cui vengono gestite concessioni, autorizzazioni e relazioni operative. Secondo la lettera inviata alle istituzioni, l’ADSPMAM applica in modo “asettico” e uniforme regole e tariffe concepite per i grandi porti pugliesi, senza il necessario adattamento alle peculiarità del contesto molisano. L’impressione condivisa è quella di una governance centralizzata che ascolta poco e comunica ancor meno.

Pur riconoscendo l’istituzione di un front-office portuale a Termoli, giudicato un passo positivo, Assoporto sottolinea che la distanza – geografica, ma soprattutto culturale e imprenditoriale – tra Termoli e Bari non si è ridotta. Al contrario, si avverte un senso crescente di isolamento, che mina la fiducia degli operatori e alimenta il malcontento.

Il paradosso dell’“asset profittevole”

Altro punto saliente riguarda l’aspetto economico: i bilanci dell’ADSPMAM mostrano come il porto di Termoli sia, in termini di entrate e uscite correnti, un asset profittevole per l’Autorità. Questo dato, secondo Assoporto, dovrebbe tradursi in una maggiore attenzione e in investimenti mirati, che però finora non si sono visti. Il timore è che il porto venga considerato un “serbatoio di risorse” senza un corrispettivo ritorno concreto per il territorio.

Richiesta di intervento e riflessione strategica

Alla luce di quanto emerso, Assoporto Termoli si rivolge al presidente della Giunta Regionale del Molise, al sindaco di Termoli e all’Assessore regionale ai Lavori pubblici affinché si facciano promotori di un confronto approfondito con l’ADSPMAM. Particolare attenzione viene richiesta al ruolo della Regione Molise all’interno del Comitato di Gestione dell’Autorità, per garantire che le istanze del porto e degli operatori locali vengano finalmente ascoltate.

Non manca, tra gli operatori, chi propone apertamente di valutare l’uscita dall’attuale Autorità, qualora non si realizzino cambiamenti tangibili. Una proposta che riflette la portata del disagio e che impone risposte tempestive.