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martedì 3 Giugno 2025
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Archeoclub di Termoli in Liguria: diario di una “breve e pacifica incursione” nelle Cinque Terre

TERMOLI. Viaggiare non per evadere dalla realtà quotidiana, ma per conoscere altre realtà, altre storie del presente e del passato, spesso molto diverse dalla nostra, per confrontarci e per scoprire talvolta di avere legami e riconoscerci in esse.

Come meta della uscita di primavera la sezione Archeoclub di Termoli ha scelto Genova “la superba” (secondo Petrarca), la città dominatrice, insieme ad Amalfi e Pisa, delle rotte commerciali dal Duecento al Quattrocento, uno dei poli del triangolo industriale nel periodo del boom economico, dopo la II guerra mondiale, e oggi tra i principali porti d’Europa.  Di questo ruolo di rilievo svolto nei secoli conserva splendide e numerose testimonianze artistiche, alcune delle quali recentemente restaurate che hanno attirato anche l’attenzione della stampa estera specializzata.   

Tuttavia, il nostro viaggio, per una ottima ragione, è iniziato da Pontremoli, cittadina al confine tra la Toscana e la Liguria, nata nel 990 d.C. come stazione della via Francigena, definita dal re Federico II “chiave e porta per il transito da Nord a Sud della penisola, possesso degli Estensi prima e poi di Castruccio Castracani che vi fece costruire le possenti mura (per dividere i guelfi dai ghibellini e porre fine agli scontri) e il castello del Piagnaro, sede del Museo Nazionale delle statue-stele, oggetto della nostra attenzione.

Le misteriose statue antropomorfe, realizzate nella locale pietra arenaria, rinvenute in modo fortuito quasi tutte nel bacino del Magra, sono ritenute dagli studiosi antichissima espressione artistica e religiosa delle popolazioni paleoliguri (Liguri Apuani) che in epoca protostorica abitavano questa zona.

Non essendoci documenti scritti, sulla base di studi stratigrafici sono assegnate cronologicamente ad un arco di tempo che va dall’Eneolitico (IV millennio) fino al  VII/VI  sec.a.C.,    in quanto nel concilio di Nantes del 658 d. C. fu emanato   un ordine di interrare le  lapides  venerate nei boschi e di erigervi sopra dei templi cristiani; una sorta di damnatio memoriae delle antiche statue devozionaliconsiderate potenzialmente pericolose e capaci di ostacolare il processo di cristianizzazione.   Avendo caratteristiche molto differenti sono state divise in tre  gruppi: A (le più antiche), B (le più numerose 2800/2300 a.C.), C (le più realistiche e con pose meno stereotipate). In tutte sono riconoscibili i segni identitari (pugnale o seni), mai gli organi sessuali.

Secondo l’ipotesi più diffusa le statue-stele sono monumenti funebri, ma recentemente ne è stata proposta un’altra molto interessante per la quale sarebbero divinità o antenati collocati a protezione di centri abitati e un sistema raffinato per segnalare itinerari di viaggio. Noi soci dell’Archeoclub siamo affascinati dalla ricca e dettagliata esposizione dell’archeologo Francesco; immediato è il confronto con le posteriori raffinate Statue- Stele Daune in calcare, esposte nel castello di Manfredonia, di cui mostriamo le foto suscitando sorpresa e meraviglia nella nostra guida.

Per noi la scoperta di Genova inizia dalla spianata di Castelletto con l’elegante stazione Liberty dell’ascensore perfettamente funzionante. Dal Belvedere si può ammirare tutta la città, i tetti in ardesia del centro storico, i palazzi dei Rolli, le cupole delle chiese, i grattacieli del centro moderno, il Porto Antico e la Lanterna. Ci immergiamo poi nel tessuto intricato dei carrugi con le antiche botteghe artigiane (qualcuna anche di 200 anni) e i profumi intensi dello street food genovese.             

La pioggia che ci accompagna silenziosa esalta i colori della pietra verde e del marmo bianco della facciata della Cattedrale, l’elegante piazza De Ferrari con la grande fontana, il teatro Carlo Felice, l’Accademia di belle Arti e il Palazzo della Borsa, che sono il centro della città.

Il pomeriggio è dedicato tutto a via Garibaldi, in origine Strada Nuova dei Palazzi, uno dei maggiori esempi di pianificazione europea del ‘500/’600 attuata, dopo l’abbattimento di un quartiere popolare, dalla classe dirigente tramite un rettifilo diviso in lotti contrapposti venduti all’asta alle famiglie dell’oligarchia genovese che vi costruirono tredici edifici di grande prestigio con giardini pensili, ampi scaloni, logge, sale affrescate e sontuosi arredi. Dichiarati patrimonio Unesco nel 2006 sono ancora oggi chiamati “Palazzi dei Rolli, dal nome delle liste ufficiali in cui erano inseriti perché obbligati dalla repubblica ad ospitare, in seguito a sorteggio pubblico, personalità in visita di Stato.

Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, Palazzo Tursi, Palazzo Spinola che ospitano opere di Rubens, Tintoretto, Caravaggio. Tiziano, i ritratti di Van DycK, il prezioso violino di Paganini, l’Ecce homo di Antonello da Messina e molto altro, sancirono l’apice del potere mercantile e finanziario di Genova, tanto che tale periodo nella lingua di Carlo V fu nominato “Siglo de los Genoveses”; essi ci lasciano stupefatti per la ricchezza delle decorazioni. Ci affascina la storia della città, ci intrigano le avventure delle famiglie Grimaldi e Brignole- Sale sinteticamente raccontate dalla nostra guida Tiziana        

La fortuna di Genova era iniziata con la conquista di Antiochia nel 1097, durante la prima crociata, il controllo di un quartiere di Costantinopoli nel 1155, il monopolio commerciale sul Mar Nero nel 1261 e la formazione negli stessi anni de, la“compagna communis”, un’associazione (a scopo commerciale) di consorterie a cui partecipavano vescovo, nobili, ceti emergenti artigianali e mercantili. Genova costituì una rete di empori e scali, tra Palestina, Mar Egeo, Mar Nero, Corsica e Africa settentrionale. La scoperta delle Americhe spostò l’asse dei traffici dal Mediterraneo all’Atlantico ma Genova conservò la sua indipendenza, evitò il rischio di essere conquistata o schiacciata dalle grandi potenze grazie ad un accordo con la Spagna stipulato da  Andrea Doria che appaltava le galere all’imperatore  Carlo V ; mentre si rafforzava  l’egemonia politica del grande ammiraglio, simbolicamente rappresentata dalla sua residenza principesca ( Palazzo Doria), si cristallizzava il carattere oligarchico della repubblica e si avviava la trasformazione della città. Nasceva la Genova dei finanzieri. La nostra giornata si chiude con la cena nell’antico borgo marinaro di Boccadasse, divenuto familiare grazie ai romanzi di A. Camilleri.

Il secondo giorno si completa per noi la visita dei Rolli con il Palazzo Balbi -Durazzo, grandioso edificio che con il doppio scalone e giardino pensile, l’ampia terrazza con l’affaccio sul Porto, le ricche raccolte di quadri, sculture, arazzi e ceramiche orientali, la splendida Galleria degli specchi, la Sala del Veronese offre un esempio di dimora patrizia genovese del ‘700; fu acquistato dai Savoia nel 1824 e divenne così Palazzo Reale. La passeggiata nella zona del Porto Vecchio riqualificata in occasione dell’Expo del 1992 su progetto dell’architetto Renzo Piano, ci permette di ammirare la città dall’alto con il grande ascensore (Bigo), visitare il grande Museo del Mare (Galata), il Sottomarino e soprattutto l’Acquario di ponte Spinola, il più bello d’Europa con cinquanta vasche che ricreano l’abitat di specie mediterranee, oceaniche e del Rio delle Amazzoni. Ci aggiriamo nei corridoi incantati dalla varietà e dalla originalità degli ambienti, cercando di catturare con le foto anche le emozioni che proviamo. Lasciamo la città al tramonto con il proposito di tornare.

Completiamo il viaggio con una piacevole mattinata trascorsa nella elegante città di La Spezia,  prima negli ariosi e rettilinei viali alberati del quartiere di fine Ottocento, ricco di numerosi e raffinati palazzi Liberty (duramente colpiti da pesanti bombardamenti nella II guerra mondiale), che testimoniano la profonda trasformazione urbanistica operata dal trasferimento (voluto da Cavour nel 1869) della Marina Militare da Genova e la conseguente costruzione dell’Arsenale. Ciò le assegnò un ruolo strategico e innescò il processo di industrializzazione del territorio.     

Percorriamo una delle arterie più importanti della città che segna il confine fra la zona della Bella Epoque e quella contemporanea: via Chiodo con i bellissimi giardini che la affiancano.   

La passeggiata Morin sul lungomare prosegue sul bianchissimo moderno ponte pedonale in acciaio, dedicato all’ammiraglio italiano Thaon de Revel e inaugurato nel 2013. Immaginato come una prosecuzione dell’asse urbano (via Prione e via Diaz) si spinge nel golfo con una struttura che evoca l’alberatura delle barche a vela e l’ossatura degli scafi delle imbarcazioni presenti nel golfo; un   omaggio all’antica tradizione marinara.  

Così rinfrancati dal sole e dalla brezza marina torniamo a Termoli soddisfatti dalla visione delle bellezze paesaggistiche e artistiche, ristorati quotidianamente dalle specialità gastronomiche liguri, convinti più che mai dall’accoglienza cordiale e molto generosa che il luogo comune sulla spilorceria dei Liguri non ha alcun fondamento reale.

Lucia Lucianetti