X
giovedì 19 Giugno 2025
Cerca

Fermo Pesca 2024: per le istanze degli indennizzi proroga dei termini al 4 luglio

TERMOLI. Novità nel mondo della pesca, accolta l’istanza di Federpesca sui termini per la richiesta di indennizzi del fermo pesca 2024: «All’esito delle nostre richieste il ministero del Lavoro ha prorogato la scadenza della presentazione delle istanze prevista il 16 giugno al 4 luglio». Intanto, dall’Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: bene proposte La Pietra per nuova strategia Ue a tutela ambiente marino e pesca. «Condividiamo la posizione espressa dal sottosegretario Patrizio La Pietra alla Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, a Nizza, in merito alla necessità di un cambio di indirizzo dell’Unione europea sul depauperamento degli stock ittici e della biodiversità marina, la cui responsabilità viene interamente scaricata sul settore della pesca e su chi vi lavora, mentre occorrerebbe una strategia a trecentosessanta gradi».

Ad affermarlo è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare. «La progressiva riduzione – ha proseguito il numero uno dell’associazione del mondo cooperativistico – dei giorni di pesca delle marinerie italiane, decisa a Bruxelles, non ha prodotto i risultati sperati, ma ha creato non poche difficoltà ai pescatori. Vanno pertanto affrontati nelle sedi istituzionali i nodi centrali del problema dell’inquinamento delle acque: dagli scarichi industriali e civili abusivi, alla presenza di rifiuti provenienti da terra, a cominciare dai materiali plastici che hanno effetti devastanti sulla flora e sulla fauna marina, all’intenso traffico marittimo, per i quali occorrono interventi mirati, dei quali debbano farsi carico tutte le filiere produttive e l’intera società.  Senza contare criticità come l’innalzamento del livello delle acque, l’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici, la presenza di specie aliene invasive, il basso livello di ossigenazione delle acque, in alcune aree e in specifici periodi dell’anno.

Occorre pertanto, come ha sostenuto La Pietra, stabilire un’equa ripartizione delle aree ristrette alla pesca tra tutti i Paesi Ue interessati, che non riguardi, come succede adesso, solo aree limitrofe al territorio degli Stati membri. Contemporaneamente serve un maggiore impegno sul fronte del contrasto alla pesca illegale, facendo rispettare le regole in vigore, più che rendendo più burocratico il quadro normativo, anche con il coinvolgimento degli altri Paesi del Mediterraneo, definendo standard condivisi. Particolare attenzione e tutela richiede anche l’acquacoltura, che attraversa una fase delicata, per vari motivi». «E’ questa –  ha concluso Scognamiglio – la direzione da seguire per salvaguardare l’ambiente marino, promuovendo una pesca realmente sostenibile, anche sotto il profilo socio-economico, considerandola una risorsa per le zone costiere e non un fattore di squilibrio, abbandonando con indifferenza al proprio destino le imprese e i lavoratori costantemente penalizzati».