TERMOLI. Durante l’estate, le città si trasformano in ambienti ostili per chi vive in strada. Le temperature estreme, l’assenza di ombra e fontane pubbliche, e l’aumento di fenomeni meteorologici violenti rendono la vita all’aperto ancora più difficile e pericolosa. A questo si sommano fattori sociali ed economici che aggravano la situazione: molte persone si spostano verso le zone costiere in cerca di lavoro stagionale nel turismo o in agricoltura, mentre gli sfratti aumentano, soprattutto nel mercato degli affitti privati, rendendo sempre più difficile trovare una sistemazione stabile. Anche i disturbi legati alla salute mentale tendono a peggiorare nei mesi estivi, contribuendo a una spirale di disagio che può portare o mantenere una persona in condizione di grave marginalità.
In questo contesto, può capitare a chiunque di imbattersi in una persona in evidente difficoltà per strada. Lo sottolinea “La Città invisibile”.
Non esiste una formula magica o una procedura standard per intervenire, perché ogni situazione è unica e spesso frutto di una complessa rete di cause. Tuttavia, ci sono alcune azioni semplici e consapevoli che possiamo mettere in atto per offrire un primo supporto, con rispetto e umanità.
La prima cosa da fare è osservare con attenzione e ascoltare. Avvicinarsi con delicatezza, senza invadenza, può fare la differenza. Un saluto, una domanda gentile come “Hai bisogno di qualcosa?” o “Posso aiutarti in qualche modo?” possono aprire un dialogo e far sentire l’altra persona vista e riconosciuta. È importante non dare per scontato nulla: non tutte le persone in strada vogliono o possono accettare aiuto, e il rispetto della loro volontà è fondamentale.
Se la persona manifesta un bisogno concreto — acqua, cibo, un’informazione — possiamo intervenire direttamente, se ne abbiamo la possibilità. Portare una bottiglietta d’acqua fresca, indicare un luogo dove trovare riparo o un servizio attivo sul territorio può essere un gesto semplice ma prezioso. In caso di situazioni più gravi, come malesseri fisici evidenti o stati di forte alterazione, è importante contattare i servizi di emergenza (112 o 118) o segnalare la situazione a enti locali che si occupano di grave marginalità, come unità di strada, centri di accoglienza o servizi sociali.
Infine, è utile informarsi in anticipo sui servizi attivi nella propria città o quartiere: sapere dove si trovano le mense, i dormitori, i centri di ascolto o le fontane pubbliche può renderci più efficaci nel momento in cui vogliamo aiutare. Alcune associazioni pubblicano mappe aggiornate dei servizi essenziali, e molte realtà locali sono disponibili a fornire indicazioni anche via telefono o social.
Incontrare una persona in difficoltà in strada può metterci di fronte a sentimenti contrastanti: impotenza, disagio, rabbia, compassione. Ma anche un piccolo gesto, fatto con consapevolezza e rispetto, può contribuire a costruire una città più accogliente e solidale. Raccontateci le vostre esperienze: vi è mai capitato di aiutare qualcuno in strada? Come vi siete sentiti? Condividere è il primo passo per imparare insieme.







