TERMOLI. La foto all’alba di oggi, scattata da via Corsica, mette in evidenza la quiete dopo la notte di tempesta (di fuoco), che ha riportato paura e nemmeno poca a Rio Vivo.
La notte tra il 20 e il 21 luglio resterà impressa nella memoria dei residenti di Rio Vivo e delle zone limitrofe a Termoli come una delle più drammatiche degli ultimi anni. Un vasto incendio, alimentato dal vento caldo di garbino, ha messo a rischio case e vite umane, richiedendo l’intervento straordinario di squadre e soccorritori che hanno lavorato per ore al fine di contenere le fiamme e mettere in sicurezza la popolazione.
Il rischio incendi e la necessità di bonificare il territorio
L’episodio di Rio Vivo solleva con forza la questione della prevenzione. La stagione estiva, sempre più caratterizzata da temperature estreme e lunghi periodi di siccità, trasforma terreni incolti, canneti e aree verdi abbandonate in veri e propri serbatoi di combustibile naturale. La bonifica preventiva—sfalcio della vegetazione, rimozione di sterpaglie e controllo del territorio—diventa una misura imprescindibile per ridurre il rischio di propagazione degli incendi. Intervenire solo a posteriori, quando le fiamme sono ormai divampate, significa esporsi ogni anno al ripetersi di vere e proprie emergenze.
La mano dell’uomo dietro i roghi
Non va sottovalutata la componente dolosa: già in passato, indagini hanno evidenziato la presenza di incendi appiccati volontariamente—per profitto personale, facilità di bonifiche abusive o altre motivazioni poco chiare. Un gesto che mette a rischio non solo il patrimonio ambientale, ma anche la sicurezza delle persone, specie in zone densamente abitate come Rio Vivo, dove le fiamme, in questa occasione, hanno lambito le abitazioni costringendo famiglie a una notte di apprensione.
Il coordinamento dei soccorsi, chiave per la gestione dell’emergenza
Solo grazie a uno straordinario sforzo di coordinamento tra Vigili del Fuoco, Protezione Civile, associazioni della rete Aib e forze dell’ordine – alla presenza del sindaco e degli amministratori comunali – si è evitato il peggio. L’intervento massiccio e organizzato di squadre provenienti anche da fuori regione e il tempestivo allarme diramato hanno permesso di salvaguardare il tessuto urbano e le infrastrutture sensibili come la ferrovia e le aree industriali limitrofe.
La lezione da imparare
L’incendio di Rio Vivo è solo l’ultimo campanello d’allarme di una tendenza che, complice il cambiamento climatico, rischia di divenire strutturale. Il futuro impone un salto di qualità nella prevenzione:
- bonifica sistematica delle aree a rischio prima dell’estate;
- controllo e sorveglianza dei territori per reprimere e scoraggiare i piromani;
- potenziamento del coordinamento interforze e della pianificazione comunale;
- campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini.
Solo un’azione combinata, che unisca prevenzione, repressione e puntuale gestione dell’emergenza, potrà ridurre il ripetersi di notti come quella vissuta a Rio Vivo, restituendo sicurezza e qualità della vita a tutta la comunità molisana, anche perché ieri incendi altrettanto o ancora più pericolosi sono divampati in basso Molise.






