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sabato 2 Agosto 2025
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L’ultimo saluto al 45enne Diego Antonio De Benedictis

TERMOLI. Una tragedia che ha lasciato un vuoto profondo, accaduta proprio in un luogo di sport e spensieratezza. Sabato sera, durante una partita amatoriale sul campo di calcetto di via Catania a Termoli, il cuore di Diego Antonio De Benedictis, 45 anni, ha smesso improvvisamente di battere. Era lì, circondato dagli amici, in un momento che doveva essere di gioco e condivisione. E invece, il destino ha voluto che quel campo diventasse il teatro di un dolore collettivo. I soccorsi sono arrivati subito, i volontari della Misericordia di Termoli hanno fatto tutto il possibile, anche con il defibrillatore. Ma nulla ha potuto riportarlo indietro.

Davanti alla chiesa di San Pietro e Paolo, dove si sono tenuti i funerali, lo hanno ricordato come “un ragazzo buono”, una definizione semplice ma potentissima. “Dai frutti si riconosce l’albero”, ha detto don Alessandro Sticca nell’omelia, sottolineando come l’anima limpida di Diego fosse anche il frutto di una famiglia che ha saputo trasmettere amore e valori solidi. Pregare per la sua famiglia, custodirla, diventa oggi un gesto di amore necessario, perché quando l’amore è alla base, anche il dolore può trovare conforto.

Don Alessandro ha toccato il cuore dei presenti parlando di un Dio che non ci salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza. Come Gesù, che pur essendo la risurrezione e la vita, piange per Lazzaro: un Dio che si commuove, che partecipa, che entra nella nostra solitudine, nel nostro vuoto, per condividere ogni lacrima. La relazione con Cristo diventa, allora, un’amicizia vera, quella che consola, che resta. E quando impariamo a fidarci di Lui, quando lasciamo che quell’amore vinca il nostro cuore, riusciamo a vedere la sua presenza anche nel dolore.

Al centro di tutto, però, resta la speranza. Quella piccola virtù che Charles Péguy descrive come “la figlia da nulla”, che nessuno guarda, ma che è lei a sostenere la fede e la carità. La speranza, che è invincibile, immortale, impossibile da spegnere. Che ci permette di credere che Diego non è stato portato via, ma accolto in una vita nuova. Che ci fa vedere oltre la morte, oltre le lacrime, oltre l’assenza. E in quel campo ora silenzioso, la presenza di Diego continua a correre nei ricordi, nella gratitudine, nei valori che ha lasciato.