GUARDIALFIERA. 25 anni di assistenza profumata e sorridente nella Casa-famiglia ‘San Giuseppe’ Festa grande in Famiglia sabato 5 luglio a Guardialfiera. Compie 25 anni la struttura residenziale chic intitolata a San Giuseppe, il Santo più amato e più imitato nella nostra comunità. In un primo venerdì degli anni ‘80, sarà venuto lo sghiribizzo ad un angioletto, di porre sulle labbra di ‘Za Marì di Vico, gemiti affannati capaci di provocare forti turbamenti interiori a don Nicolino Tufilli, mentre gli amministrava l’Eucarestia.
‘’Zà Marì” – donna anziana, malata, sola – vive dentro un tugurio di “Piedicastello”! E’ bisognevole d’amore, di umanità. Il parroco, turbato, è risolutivo e si mette in moto per realizzare i sogni dei poveri, per organizzare la speranza e per tradurla in percorsi concreti di solidarietà.
Fede, coraggio, ragionevolezza, l’accompagnano nel suo silenzioso creare. Nella vita, infatti, c’è chi parla e chi tace. Egli fa silenzio e lascia che siano le opere a narrare il grande insieme di imprese già compiute. E’ già stato ricostruttore di chiese e costruttore della Chiesa Santa di Dio. E’ un sacerdote timido, apparentemente accigliato, ma sostanzialmente affabile e intransigente nel rimuovere il male.
L’idea di realizzare un complesso strutturale “Casa Famiglia S. Giuseppe” non è più un sogno. Appare via via formidabile, luminoso, elegante. Ed è pronto per il 1° giugno, nella solennità patronale del 2000, anno Giubilare.
Fra rulli di tamburi, sfilata di cortei storici, suoni di banda, squilli di campane, Armando Dini, Arcivescovo metropolita di Campobasso, asperge di acqua lustrale l’edificio, e il Prefetto Augusto Pilla, fa scivolare il drappo dalla pietra noce su cui è scolpita la finalità dell’opera. Si realizzano così le beatitudini. Dopo il pontificale in Cattedrale, al pomeriggio, Padre Quirino Salomone, Direttore all’Aquila della rivista “La Perdonanza”, organizza un cordone umano, in movimento gioioso, di almeno un chilometro, attorno al Capolavoro appena inaugurato.
‘Zà Marì di Vico, zia Lucietta, Francuccio, Wanda e Maria Di Rocco saranno i primi fruitori; i primi dispensatori di saggezza, e di umiltà. E’ creata “la famiglia”! Ed è compiuto in quella “Casa” il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, in granuli d’amore ed in una cornice di confidenza, sobrietà, funzionalità. Da 25 anni si effonde un’assistenza profumata e sorridente, effusa da Pia, Antonietta e Nina le prime operatrici a lasciare un fruscio di bene e a depositare, man mano con tante altre figure, il fruscìo del bene. Ieri pomeriggio, il vescovo Claudio Palumbo ha offerto al datore di ogni bene, la liturgia del ringraziamento e mischiandosi con tutto il popolo, rilascerà a don Nicola “il certificato di buona condotta”.
Vincenzo Di Sabato