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sabato 2 Agosto 2025
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Il castello di Termoli, simbolo della città: rappresenta un singolare esempio di opera fortificata

TERMOLI. “Quello che il figlio desidera dimenticare è lo stesso di cui il nipote cerca di ricordarsi” (J-P Babelon, A. Chastel, 1994)

Il castello di Termoli, simbolo della città, rappresenta un singolare esempio di opera fortificata. La storia dell’edificio, come quella della città, segue un filo continuo che in certi periodi si arricchisce e in altri, invece, sembra impoverirsi. Le periodiche aggiunte e le erosioni (intenzionali ma più spesso casuali) costituiscono soltanto punti significativi della evoluzione della fabbrica.

La storia dell’edificio è molto più complessa di quanto non appaia perché anche nei periodi in cui sembra non sia successo niente possono essersi sviluppati fenomeni le cui conseguenze, nel bene e nel male, si renderanno evidenti a distanza di tempo. Si pensi anche soltanto all’uso sistematico dell’edificio che, se “trattato bene” si presenterà in buone condizioni ai futuri controlli ma, se lasciato in abbandono o non adeguatamente conservato, inevitabilmente si presenterà dopo qualche tempo in un cattivo stato con una tendenza a ulteriori peggioramenti. Sarà proprio questo progressivo e invisibile deperimento che richiederà interventi successivi sempre più pesanti.

I fenomeni storici possono svilupparsi in maniera omogenea in periodi lunghi e tali da stabilizzare lo sviluppo successivo (che diventa, così, almeno in linea di massima, prevedibile) ma anche con avvenimenti che possono creare le condizioni per cambiamenti accelerati e/o improvvisi. Questi, a loro volta, con reazioni a catena causeranno deviazioni di direzione di uno sviluppo che fino a quel momento poteva essere considerato quasi immutabile.

La storia si fa, allora, prevalentemente attraverso i frammenti che, scelti tra gli altri possibili, più si ritengono significativi. Un intervento di restauro, in particolare, diventa (o dovrebbe diventare) il luogo privilegiato per azioni realmente interdisciplinari nelle quali le competenze di ognuno interagiscono con altre competenze senza preconcette classificazioni. La frequente impossibilità di definire quadri conoscitivi esaurienti deve mettere in guardia da sintesi che non potranno essere risolutorie; deve al contrario suscitare un atteggiamento critico che permetta l’individuazione, la registrazione e l’interpretazione di condizioni usuali e di condizioni anomale, di aree che si possono ritenere “normali” e punti che, al contrario, si possono considerare critici. I resti dell’edilizia antica presentano spesso la paradossale condizione di essersi conservati in una forma originaria per tempi talvolta molto lunghi e, proprio per tale motivo, potrebbero costituire una miniera di informazioni originali.

Nuovi contributi sul Castello di Termoli, raccolti in un volume curato da Luigi Marino e altri docenti dell’Università di Firenze e pubblicato da Regia Edizioni, costituiscono un punto di sintesi di informazioni disperse ma anche basi di partenza per la definizione di rinnovati orizzonti di ricerca. Il volume sarà presentato a Termoli domani, 29 luglio (ore 18.30), presso il cinema Sant’Antonio.