TERMOLI. Il suo amore per la città di Termoli cresce anno dopo anno, parliamo dell’autrice ed educatrice d’infanzia Tiziana Iannantuoni, che ha dato alle stampe il volume “Circolo vista mare” e che continua a sfornare racconti, tratti dall’ispirazione del nostro affaccio sull’Adriatico.
«Sono tornata a Termoli dove sento un’appartenenza consolidata. Sono convinta che ci sia una geografia del cuore: alcuni luoghi chiamano più di altri, un’alchimia di elementi definisce uno stato benefico oserei dire persino salvifico.
A Termoli vivo questa condizione che mi permette un ascolto profondo che riesco a tradurre in parole. Così guardando l’orizzonte sono riuscita a decifrare “una variazione su un tema dato” collegando versi poetici con il mio sentire intimo e profondo», ci rivela in questa estate 2025, che l’ha vista realizzare “Variazioni di un tema dato”.
IL RACCONTO
Gli occhi chiusi avvertono la luce poggiarsi sulle palpebre, si aprono al nuovo giorno con un senso di felicità dell’esserci consapevole e profondo.
Mi piace dormire con la finestra spalancata per permettere al corpo di ascoltare le vibrazioni dell’andare del tempo.
Pratico una colazione lunga con il caffè della moka perché il suo gorgogliare è musica e poi via: costume, telo, occhiali da sole e da vista, libro e bicicletta in direzione del mare.
Pedalo con il vento che mi solleva il vestito bianco leggero e osservo il mare: è uno spettacolo che mi sorprende ogni mattina come se lo vedessi per la prima volta. Intorno un movimento quieto, pochi bagnanti sono mattinieri quanto me, li riconosco dallo sguardo perso orientato al mare. Arrivata allo stabilimento, lascio la bicicletta nei pressi della pista ciclabile che continua a segnare la costa in un desiderio di percorrere la strada lunga e scendo in spiaggia. La sabbia sotto i piedi è fresca, mi diverte lasciare tracce su quella distesa intonsa prima che si confondano con tutti i passi successivi. Alle mie spalle sento passare il treno, riconosco dal suono dei vagoni pesanti sulla ferrovia che si tratta di un treno merci, mi volto a guardare e ripenso al bimbetto intento alla costruzione di castelli di sabbia che il giorno precedente, al passaggio di ogni treno, ha alzato lo sguardo e distinto il treno merci dal treno passeggeri, l’intercity dal regionale.
Suoni variabili di uno stesso pezzo di percorso.
Seguo l’intero transito con gli occhi e riprendo il senso del mare. Poggio le mie cose sotto l’ombrellone con una certa premura e in un’attrazione calamitata immergo i piedi in acqua, a destra il promontorio del paese vecchio con le alte mura, il castello, il trabucco contengono in un abbraccio i miei pensieri vaganti che si distendono sulla superficie dell’acqua tagliata dai filari di scogli che delimitano all’apparenza una piscina dormiente. Fendo l’acqua nel silenzio avvertendone una solidità che mi avvolge, la limpidezza è cosi trasparente che vedo i granelli di sabbia sollevarsi a ogni passo. Pesciolini intrepidi mi solleticano mentre io incedo sui segni fermi della sabbia impressi dalle onde: è un massaggio plantare che dalla base del corpo sale fino all’estremità, svincolando la testa.
La temperatura dell’acqua è frizzantina, a mano a mano che mi addentro sento un brivido sull’incavo della schiena. Arrivo agli scogli, un gabbiano placido mi guarda con insistenza, sottolineando la proprietà del suo spazio, io vado oltre: la linea dell’orizzonte m’invade di una bellezza sconfinante.
Il corpo diviene leggero in un abbandono salvifico dove le parole mi girano intorno in un caos dove riconosco i versi di Ana Blandiana che gli occhi hanno fissato nella mente: “Come tra spirito e corpo così tra un significato e la parola che lo nasconde c’è una grande confusione, come se ci fosse un unico miracolo indivisibile, mentre il miracolo è proprio la separazione, l’istante in cui la polpa viva della parola si stacca dalle ossa bianche, rinsecchite del significato e scopriamo che lo spirito ci ha sempre uniti più del sangue”.
Rimango incagliata nella visione della lentezza del mare nel movimento immenso, nelle sue sfumature di azzurro con il significato dei versi confusi con le parole pronunciate la sera prima dall’uomo che amo:-Ti verrò a cercare dovunque tu sia!
Parole venute allo scoperto in un terrazzo di fronte al tramonto, in casa di amici mentre lui ha stappato una bottiglia di prosecco per brindare all’amicizia. Il bell’uomo che ha rivelato senza pudore quelle parole d’amore, ha compiuto da poco sessanta anni e tutti i presenti sono intorno a quel circuito temporale in cui si guarda al passato trascorso più lungo del futuro possibile. Calici di bollicine fresche invitanti accompagnate da pietanze preparate con cura dai proprietari di casa per gli amici ospiti, favoriscono parole semplici di riflessione. L’amico di fronte al sessantenne, sorseggiando il suo prosecco, toccandosi la barba brizzolata, ha incalzato:- E se tu non l’avessi incontrata? Se tu non avessi insistito per tre anni fino allo sfinimento, così come ci hai raccontato, le cose che pieghe avrebbero preso?
Silenzio.
Ognuno dei presenti ha riavvolto il nastro della propria cassetta di vita e si è fermato su un punto bruciante di un bivio dove ha svoltato in una direzione rispetto all’altra.
Sì, i fatti avrebbero potuto acquisire un’altra versione se solo quel giorno quell’uomo o quella donna avessero preso la direzione opposta ma oggi sarebbero qui a ricordare, sarebbero insieme in questa casa?
Probabilità infinite: ogni incontro è un passo fondamentale per arrivare a quello che deve essere. È la filosofia dello in-yeon ha sottolineato l’amico convitato:-Siamo particelle in un campo magnetico che si attraggono o respingono nella ricerca del perdurare di un sè all’apparenza definitivo per uno spazio di cui non conosciamo confini.
La sera si protrae fino a tarda notte. Il sonno apre le porte al sogno e io mi ritrovo di fronte al mare di buon’ora, lascio andare la polpa viva delle parole e mi chiedo se questo luogo dove sento il mio cuore libero l’ho trovato perché è qui che dovevo arrivare.