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giovedì 10 Luglio 2025
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Dove finisce la civiltà e dilaga la stupidità

TERMOLI. Dove finisce la civiltà e inizia la stupidità. C’è un’immagine che ormai sembra diventata la normalità: un cestino traboccante di rifiuti, sacchetti abbandonati ai piedi, cartacce che il vento trascina come se fossero foglie d’autunno. E attorno, l’indifferenza.

Perché il problema non è solo l’immondizia: è l’inciviltà che ci circonda, che ci abita, che troppo spesso ci rappresenta. Siamo noi, cittadini, i primi responsabili di questo degrado. Siamo noi che gettiamo la bottiglia accanto al cestino “tanto è pieno”, che lasciamo il sacchetto fuori orario “tanto lo fanno tutti”, che parcheggiamo sul marciapiede “tanto è solo un attimo”. È questa la cultura del menefreghismo che ci sta soffocando. E la cosa più grave è che ci stiamo abituando.

Ci stiamo abituando al brutto, al disordine, alla sciatteria. Ci stiamo abituando a vivere in un ambiente che non rispettiamo, e che quindi non ci rispetta. Altro che cultura dell’accoglienza e promozione turistica del territorio.

E allora ci indigniamo, certo. Ma solo sui social. Lì siamo tutti campioni di civiltà, pronti a condividere la foto del degrado con tanto di didascalia moralista.

Ma poi, nella vita reale, siamo gli stessi che passano accanto a una cartaccia senza chinarsi a raccoglierla.

Gli stessi che si lamentano del traffico mentre bloccano un incrocio. Gli stessi che pretendono pulizia, ma non si fanno scrupoli a sporcare. L’inciviltà non è un problema estetico, è un problema culturale.

È la manifestazione più evidente di una società che ha smarrito il senso del bene comune. E non basteranno mai abbastanza multe, telecamere o campagne di sensibilizzazione se non cambia prima di tutto la nostra mentalità.

Serve una rivoluzione silenziosa, fatta di piccoli gesti quotidiani. Serve il coraggio di dire “no” a chi sporca, di educare i più giovani con l’esempio, di riscoprire il valore del rispetto. Perché il rispetto non è un favore che facciamo agli altri: è un dovere verso noi stessi. E allora basta alibi. Basta scaricare la colpa sugli altri. Basta pensare che “non tocca a me”. Tocca a tutti. Tocca a ciascuno di noi. Perché una città civile non nasce per decreto, ma cresce con l’impegno di chi la vive. E se vogliamo davvero cambiare le cose, dobbiamo cominciare da qui. Da noi. Ora.

Intanto che possa essere invertita la tendenza, controlli, sanzioni e perché no, una operazione di pulizia straordinaria del territorio.

Emanuele Bracone