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giovedì 10 Luglio 2025
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Balneari mai domi: la norma attuale è ingiusta, sbagliata e dannosa

TERMOLI. Nel pieno della stagione estiva, mentre le spiagge italiane accolgono milioni di turisti e le imprese balneari lavorano a pieno ritmo per garantire servizi di qualità, arriva una nuova pronuncia della Corte costituzionale destinata a incidere profondamente sul futuro del settore.

Con la sentenza n. 89 depositata il 1° luglio 2025, la Consulta ha accolto il ricorso del Governo contro la legge regionale della Toscana che intendeva disciplinare autonomamente le modalità di affidamento delle concessioni demaniali marittime, riaffermando con fermezza la competenza esclusiva dello Stato in materia. Si tratta di un principio già sancito nel 2010 con la sentenza n. 180, relativa alla normativa dell’Emilia-Romagna, e che oggi viene ribadito con coerenza: le Regioni non possono legiferare su un ambito che la Costituzione riserva al legislatore nazionale. Tuttavia, la Corte non ha escluso la possibilità di prevedere indennizzi o altre forme di tutela per i concessionari uscenti, lasciando allo Stato la responsabilità di definire eventuali misure compensative nel rispetto di principi fondamentali come il legittimo affidamento, la tutela del lavoro e la salvaguardia della proprietà aziendale.

A commentare la sentenza è intervenuto il Sindacato Italiano Balneari (SIB-FIPE), che in una nota indirizzata ai propri rappresentanti regionali e territoriali ha espresso forte preoccupazione per l’attuale assetto normativo, giudicato inadeguato e pericoloso. In particolare, il SIB critica il decreto-legge 16 settembre 2024 n. 131, noto come “legge Meloni”, che ha modificato la legge 5 agosto 2022 n. 118 (“legge Draghi”), accusandolo di non applicare correttamente la direttiva Bolkestein e di ignorare le possibilità di deroga previste dall’articolo 12 della stessa per motivi di interesse generale. Secondo il sindacato, la normativa vigente è sbagliata perché non rispetta il quadro europeo, ingiusta perché non garantisce adeguate tutele agli operatori attualmente attivi, e dannosa perché rischia di compromettere un modello di balneazione attrezzata che ha rappresentato un’eccellenza del turismo italiano. In attesa del decreto interministeriale che dovrà definire criteri e modalità per gli indennizzi e i canoni – attualmente all’esame del Consiglio di Stato dopo la validazione della Ragioneria dello Stato – il Sib ribadisce la necessità di una riforma profonda, equa e sostenibile.

Il presidente Antonio Capacchione e il Segretario Generale Operativo Federico Pieragnoli sottolineano l’urgenza di un intervento legislativo che sappia coniugare il rispetto delle norme europee con la salvaguardia delle imprese balneari italiane, che rappresentano non solo un patrimonio economico e occupazionale, ma anche un presidio culturale e identitario dei territori costieri. In un momento in cui il turismo balneare continua a trainare l’economia nazionale, è fondamentale che le istituzioni garantiscano certezze normative e prospettive di continuità a un comparto che ha dimostrato resilienza, capacità imprenditoriale e un forte radicamento sociale.