TERMOLI. Il sedici agosto ha un sapore strano. È come svegliarsi dopo un sogno vivido, con la sabbia ancora tra le dita dei piedi e il rumore dei fuochi d’artificio che echeggia nei pensieri.
A Termoli, il giorno dopo Ferragosto non è una semplice data sul calendario: è una tregua, una resa dolceamara, un ritorno a un silenzio che sa di fine e di promessa insieme. La mattina scorre lenta, quasi rispettosa. Le onde si muovono con più grazia, come se anche il mare fosse stanco della festa. I bagnini riordinano ombrelloni con l’aria distratta di chi ha già visto troppe estati e sulla spiaggia restano solo i resti di una notte che ha urlato forte ed ora tace.
Io cammino da sola lungo il molo, con un caffè freddo in mano e i pensieri ancora addormentati. Il Castello Svevo alle mie spalle sembra più serio oggi, come un vecchio guardiano che osserva il paese riprendersi. Le coppie si muovono lente nei vicoli del borgo, qualcuno ancora con la sabbia sulle caviglie, qualcuno con lo sguardo già rivolto all’autunno.
Il giorno dopo Ferragosto non ha filtri. È il volto senza trucco della città.Via l’odore di salsicce arrostite, via le risate forzate, via la musica dei lidi che cercava di tenere sveglio anche il mare. Restano le cose vere: il rumore dei passi sul selciato caldo, ombrelloni che sbattono al vento, i vecchi che tornano a sedersi in piazza, parlando poco. Hanno visto troppe estati per entusiasmarsi ancora.
E io, che aspetto ogni anno anche per questo, per quel momento in cui tutto si svuota, mi ritrovo a pensare che forse è proprio oggi, il sedici, che si capisce davvero Termoli. Non durante i fuochi, non mentre la gente urla “buon Ferragosto” con birra in mano, ma adesso, in questa quiete dopo la tempesta, in questo respiro profondo che la città si concede.
Perché Termoli non è solo la festa, è il dopo.
È quel tratto di spiaggia al tramonto in cui nessuno mette piede, è la malinconia delle cabine che chiudono, è il bar del porto che torna a servire solo i locali, con le chiacchiere di sempre e i giornali del giorno dopo. C’è qualcosa di romantico in tutto questo. Una bellezza fragile, sottile, che si lascia vedere solo a chi non ha fretta.
E forse, l’amore per questa città di mare è un po’ così: non fa rumore, non ha bisogno di spettacoli. Ti resta dentro proprio quando tutto finisce, quando le luci si spengono e resti lì a guardare il mare ed a pensare che, infondo, anche quest’anno Ferragosto è passato.
E Termoli è ancora qui. Più vera, più stanca, più bella.