TERMOLI. Ultima domenica di agosto, e ultimo giorno del mese simbolo delle vacanze. Da domani, primo settembre, si torna almeno ‘idealmente’ al regime ordinario, anche se ci sarà ancora la coda del turismo settembrino.
Si parla sempre più spesso della crisi industriale, che ha dirette conseguenze anche sulla sostenibilità di realtà quali il Cosib.
Il Consorzio Industriale della Valle del Biferno è arrivato a un punto di svolta che difficilmente potrà essere rinviato. Dopo anni di apparente stabilità, garantita soprattutto dalla vendita dei lotti industriali, la realtà dei numeri è venuta a galla in tutta la sua gravità. Il verbale del Comitato Direttivo del 25 agosto 2025 fotografa una situazione che non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: il Cosib è in crisi e senza interventi immediati e strutturali rischia un declino irreversibile. Già il bilancio 2024 aveva mostrato un passivo di oltre 300mila euro, coperto in parte da entrate straordinarie, ma la proiezione per il 2025 è ben più allarmante, con una perdita stimata superiore al milione e mezzo di euro. Numeri che raccontano una realtà segnata da una progressiva erosione delle fonti di entrata, dall’aumento dei costi e da un contesto industriale territoriale che ha perso pezzi importanti e continua a mostrare fragilità.
La relazione del Direttore Generale, accolta all’unanimità dal Comitato, mette in fila le cause di questa crisi. Innanzitutto, l’esaurimento dei lotti industriali vendibili: per anni le alienazioni hanno rappresentato il polmone finanziario del Consorzio, consentendo di mantenere un equilibrio apparente, ma si trattava di un meccanismo drogato. Quelle risorse avrebbero dovuto essere impiegate per opere infrastrutturali, per attrarre nuovi investimenti, per rafforzare la dotazione patrimoniale dell’ente, e invece troppo spesso sono servite a coprire spese correnti. Una scelta che ha spostato in avanti il problema senza risolverlo, finendo per aggravarlo. Oggi, con i terreni praticamente esauriti, non c’è più alcun paracadute.
L’altra grande criticità riguarda l’impianto di depurazione, che costituisce l’unico vero asset produttivo del Consorzio. Una struttura importante, strategica per l’area industriale, ma da anni sottoutilizzata e in sofferenza per la carenza di investimenti. Tra il 2019 e il 2024 i reflui trattati sono scesi da 3 milioni di metri cubi a 2,4 milioni. Un calo che non dipende solo dall’efficienza tecnica dell’impianto, ma soprattutto dal tessuto industriale circostante, che si è progressivamente indebolito. Le difficoltà di aziende come Valsinello, Performance e persino colossi come Stellantis hanno ridotto il flusso dei reflui e, con esso, le entrate per il Consorzio. A questo quadro si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime, che ha messo in ginocchio molte imprese del territorio, diminuendone la capacità contributiva, e la riduzione dei trasferimenti pubblici, che ha reso l’ente ancora più dipendente dalle sole entrate istituzionali.
In questo scenario, il Comitato Direttivo ha avvertito l’urgenza di tracciare una strategia che vada oltre la mera gestione ordinaria e affronti finalmente i nodi strutturali. La delibera del 25 agosto segna un passaggio decisivo: la convocazione di un tavolo istituzionale con la Regione Molise e con FinMolise diventa la priorità assoluta. Si chiede un sostegno straordinario, finanziario e patrimoniale, per rimettere in piedi un Consorzio che, senza aiuti, rischia di non riuscire più a garantire i propri servizi. La Regione è chiamata in causa anche per un altro tema centrale: la cessione delle aree ex Ente Cellulosa, circa 60 ettari che potrebbero rappresentare un nuovo orizzonte di sviluppo se trasferiti al COSIB. In alternativa, si valuta la possibilità di una variante al Piano Regolatore Territoriale, per ampliare l’area industriale e offrire spazi a nuovi insediamenti produttivi.
Un altro punto toccato dal Comitato riguarda le tariffe consortili. Sono anni che non vengono aggiornate e, con i costi crescenti, la questione non può più essere rinviata. L’aumento, tuttavia, dovrà essere gestito con trasparenza, equità e sostenibilità, perché le aziende insediate sono già in sofferenza e un aggravio eccessivo rischierebbe di produrre l’effetto opposto: invece di rafforzare i conti del Consorzio, potrebbe spingere via le imprese. L’Ufficio Tecnico è stato incaricato di predisporre una relazione tecnico-economica che tenga conto non solo delle tariffe, ma anche di eventuali costi aggiuntivi legati a figure esterne specializzate, necessarie per portare avanti le attività preliminari alla variante urbanistica.
Guardando al medio e lungo termine, il rilancio del Cosib non può che passare attraverso la riqualificazione dell’impianto di depurazione. La manutenzione straordinaria, l’efficientamento gestionale e tecnologico sono condizioni imprescindibili per restituire alla struttura un ruolo centrale. Solo se il depuratore tornerà a funzionare a pieno regime e con standard di qualità elevati, il Consorzio potrà contare su entrate stabili e continuative, fondamentali per garantire servizi e per recuperare credibilità agli occhi delle imprese e delle istituzioni.
Per questo la convocazione del tavolo istituzionale, affidata al presidente Piero Donato Silvestri, assume un significato decisivo. Sarà lì che si misurerà la volontà politica e istituzionale di salvare e rilanciare il Cosib. Sarà lì che si capirà se la Regione intende investire davvero sul futuro industriale del basso Molise o se si limiterà a prendere atto di un declino ormai inesorabile. Le prossime settimane saranno dunque cruciali. Dal loro esito dipenderà non solo la sopravvivenza del Consorzio, ma anche la possibilità per un territorio intero di immaginare ancora un futuro fatto di sviluppo, lavoro e opportunità.