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domenica 3 Agosto 2025
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Protesi totale d’anca a paziente onco-ematologico al San Timoteo, «Quando la sanità funziona al meglio»

TERMOLI. Eccellenza al San Timoteo di Termoli: eseguito il primo delicato intervento di protesi totale d’anca sinistra su paziente oncoematologico. “Quando la sanità diventa un abbraccio di professionalità, cura e amore per donare una nuova vita attraverso una collaborazione di rete tra diversi ospedali e reparti”. Grazie dal profondo del nostro cuore a tutti voi!

Questo non è un semplice articolo di giornale ma vuole essere un sentito e accorato ringraziamento a tutti coloro che si sono presi cura di mio marito in modo professionale e umano preoccupandosi del suo benessere fisico e psicologico prima, durante e dopo il suo delicato intervento e al contempo vuole essere un invito a far riflettere seriamente e coscienziosamente chi di dovere sull’importanza del nostro ospedale, del sistema sanitario e sul ruolo, fondamentale, che svolge per pazienti e caregiver quando, attraverso la cooperazione trasversale tra reparti e ospedali, si mette al centro il paziente!

Debora Staniscia, moglie del paziente, Giuseppe Vizzarri, inizia così questa lettera e prosegue dicendo: “Gli angeli custodi da ringraziare e che ci hanno accompagnato in questo viaggio sono molteplici e ognuno di loro ha avuto un ruolo importantissimo, ognuno con il proprio operato, che ha permesso a mio marito di poter tornare nuovamente a vivere.”

Il 10 luglio di quest’anno, mio marito è stato il primo paziente onco-ematologico, con doppio trapianto di cellule staminali (autologo e allogenico) e con un decorso clinico tutt’altro che semplice in quasi 6 anni di malattia, ad essere sottoposto , in seguito a necrosi bilaterale asettica di entrambe le teste femorali, dovuta ai molteplici trattamenti subiti per la sua malattia, a un primo e delicatissimo intervento di protesi totale di anca sinistra  presso il reparto di Ortopedia del nostro ospedale, il San Timoteo di Termoli. L’intervento è stato eseguito in modo impeccabile e meticoloso dal dottor Gagliardi, primario del reparto di ortopedia, che qualche settimana prima ci aveva accolto nel suo studio per visitare mio marito e verificare il suo stato di salute.  

Nell’Ottobre del 2019 (con annesso periodo covid che ha complicato le cose) scopriamo che mio marito è affetto da Linfoma e da allora sino ad oggi il nostro percorso è stato segnato da uno scandire di eventi incessanti che ci hanno stravolto l’esistenza. Visite mediche, chemioterapie, infezioni, neutropenie, sepsi, recidive in cura, ricoveri d’urgenza, successivamente viaggi fuori, presso l’ematologia dell’ospedale di Perugia, in cerca di cure alternative a quelle ordinarie che non stavano funzionando, perché mio marito da lì a poco ci avrebbe potuti lasciare. La speranza di guarigione riposta in un primo trapianto autologo e poi in un secondo trapianto allogenico per bloccare una nuova recidiva e tutto perché la vita è un dono prezioso e bisogna lottare. Ogni giorno è un giorno conquistato per noi e per i nostri figli.

Ma come in tutte le battaglie che si affrontano ci sono vittorie e ci sono perdite e danni subiti e infatti, anche se oggi mio marito è nuovamente in remissione quasi totale dalla malattia, oltre ai danni già affrontati e abbattuti, le cure hanno generato nuovi problemi: uno di questi è necrosi bilaterale asettica di entrambe le teste femorali.

Ormai da 8 mesi ma ancor di più nell’ ultimo periodo, la mobilità di mio marito era fortemente compromessa e la possibilità di compiere da solo anche dei semplici gesti quotidiani come quello di mettersi a letto, vestirsi o spogliarsi da solo erano impossibili, c’era sempre bisogno della presenza costante mia o dei nostri figli, per non parlare dei dolori che ormai scandivano le ore del giorno e della notte senza lasciargli la possibilità di trovare pace e costringendolo a dover ricorrere sotto controllo medico a terapia oppiacea per il dolore. Un calvario, l’ennesimo, per lui e per noi: nessuna vita sociale, amorosa, familiare.

Quando siamo arrivati dal dott. Gagliardi a fine giugno eravamo, quindi, disperati perché mio marito era arrivato allo stremo e anche se l’ematologia di Perugia aveva dato il parere favorevole per affrontare l’intervento c’erano delle condizioni rigide da affrontare: una finestra temporale brevissima dettata dalla temporanea stabilità della malattia in cui bisognava agire, occorreva un ambiente controllato in quanto paziente soggetto a infezioni e altri problemi ematologici, una profilassi pre e post operatoria mirata e soprattutto con la necessità di emazie irradiate con raggi ionizzanti per le possibili necessarie trasfusioni.

Dopo averlo visitato, convinti che ci avrebbe detto di no, sentirci dire: “va bene, ti posso operare, ma dobbiamo organizzarci in un team multidisciplinare per mettere la tua vita in sicurezza e per permettere una buona riuscita dell’intervento” ci è sembrato un sogno!!

Da quel momento in poi, nel nostro ospedale, Il San Timoteo, troppo spesso bistrattato, criticato e portato alla gogna dai più e dalla politica, è accaduta una magia, qualcosa di incredibile ed eccezionale in cui mio marito è stato costantemente il fulcro: il dottor Gagliardi ha programmato il ricovero e l’intervento e tutte le successive disposizioni di reparto, compresa una stanza individuale con l’uso di guanti e mascherine e visite controllate, per mettere in sicurezza mio marito; il dottor Francesco Zorutti , ematologo eccezionale, umano e professionale di Perugia, che oramai conosce bene mio marito, ha stilato e concordato con il dott. Gagliardi la profilassi pre e post operatoria; la dott.ssa Mariantonietta Marrone si è occupata del ricovero in terapia intensiva, in una stanza dedicata e isolata, per le successive 24/48 ore di osservazione in caso di complicanze e aggravamenti improvvisi; il dottor Giuseppe Pranzitelli (fondamentale trait-union tra noi e tutta l’equipe multidisciplinare ) è stato l’anestesista, che con la professionalità e umanità che lo contraddistingue, ha coordinato, sin dall’inizio, tutte le attività preliminari all’intervento e il delicato lavoro di equipe di sala operatoria( infermieri, tecnici di anestesia, ferristi, oss) che sono stati tutti premurosi e impeccabili; il prof Francesco Deodato, responsabile della radioterapia oncologica del Responsible Research di Campobasso, si è occupato dell’irradiamento delle emazie utili per le trasfusioni; l’ematologia di Termoli si è occupata della conservazione del sangue irradiato e il dottor Pierpaolo Oriente e la direzione sanitaria di presidio hanno seguito e coordinato tutte le delicate fasi pre, durante e post intervento.

Mio marito il 10 Luglio, come detto, è stato operato e grazie a questo grande lavoro di squadra ha avuto una ripresa eccezionale contro ogni previsione: dopo due giorni è iniziata la prima mobilitazione riabilitativa post operatoria e grazie all’aiuto e alla professionalità dei fisioterapisti dell’ospedale, che con dedizione e particolare attenzione e delicatezze, unitamente alla loro simpatia per sdrammatizzare le problematiche, hanno contribuito attivamente a un vero e proprio miracolo: mio marito dopo una settimana è riuscito, con lo stupore di tutti, a rimanere in piedi, da fermo, senza stampelle o deambulatori di nessun tipo, qualcosa che ormai sembrava un lontanissimo ricordo!! Ricordiamo che mio marito ha ancora l’altra testa del femore necrotizzata e che necessita di intervento protesico, vederlo in piedi, senza supporto, ha generato un’emozione così grande tanto da scoppiare un pianto liberatorio e di felicità al contempo.

Durante la degenza gli operatori del reparto di ortopedia, a partire dal caposala Gianfranco, disponibile e gentile, cosi come gli altri medici di reparto, tutti gli infermieri, gli operatori socio sanitari sono stati una carezza al cuore ogni giorno, attraverso la loro professionalità, simpatia, dedizione al paziente, empatia verso la nostra storia e sofferenza. Tutti voi, per noi, siete stati angeli indispensabili così come lo sono stati gli altri medici anestesisti, gli infermieri e oss della rianimazione nelle ore successive all’intervento, informandomi costantemente della situazione in essere e non lasciando mai solo mio marito.

Il 18 Luglio mio marito è stato trasferito per la successiva riabilitazione post operatoria, dopo aver tenuto conto della complessa situazione del paziente sono state adottate le dovute precauzioni post riabilitative adeguate, per questo ringraziamo la Pua e in modo particolare la dott.ssa Cannito per la sua disponibilità e competenza; il trasferimento è stato possibile grazie ai volontari del Sae 112 che ringraziamo dal profondo del cuore per la loro gentilezza ed empatia, sempre pronti e disponibili verso chi ha bisogno a prestare il loro servizio e il loro tempo sul territorio.

Oggi, a distanza di poco più di 20 giorni dall’intervento, a dimostrazione della bellezza e della potenza del miracolo avvenuto, mio marito, per la prima volta dopo 8 mesi, riesce a mettersi da solo a letto (nonostante l’altra anca ancora un poco dolorante), riesce a sedersi e alzarsi da solo, riesce a camminare , seppur ancora lentamente e ancora per brevi tratti, con una sola stampella e anche se siamo consapevoli che la ripresa è ancora lunga e si concluderà definitivamente con il secondo intervento, lui è tornato a sorridere, a sentirsi indipendente e libero, una sensazione importante per chiunque ma ancor di più per lui.

Tutto questo non poteva non essere raccontato, non poteva passare in sordina e soprattutto non poteva non trovare un ringraziamento da parte nostra e dei nostri figli dal profondo del nostro cuore in modo pubblico tanto da farlo arrivare chiaro a tutti: siete stati tutti fantastici e ringraziarvi non sarà mai abbastanza per il dono che ci avete fatto. Quando si lavora con amore e dedizione, quando un paziente è più importante dei budget, dei confini di regione, delle guerre tra ospedali, quando si guarda dalla stessa parte si vola in alto e si lavora d’eccellenza!  

GRAZIE dottor Gagliardi, per la tua umanità, professionalità e dedizione ma anche e soprattutto per il tuo  coraggio e la tua caparbietà,  che insieme a quella del dottor Pranzitelli vi hanno portato ad accettare un intervento tanto delicato quanto delicato è il paziente e la sua condizione clinica, in un ospedale come il nostro, il san Timoteo, sempre messo a dura prova e condannato, lì dove altri professionisti ortopedici e rianimatori di altre strutture ci hanno abbandonato per paura o incompetenza e GRAZIE a tutti VOI che abbiamo nominato in questa lettera perché senza di voi, senza OGNUNO di voi, senza l’amore per il vostro lavoro, senza il coraggio e la consapevolezza che vi ha spinto ad accettare questa sfida sapendo di avere tutte le carte in regola per farlo, senza l’amore che avete dimostrato per un giovane ragazzo, marito  padre di famiglia, mio marito non avrebbe camminato e non avrebbe goduto di una libertà e di una dignità di vita che tutti meritano e noi non avremmo potuto gioire di una gioia, che non si può spiegare se non la si vive appieno e che troppo spesso è scontata, insieme a lui.

Grazie ancora, da Giuseppe e Debora e i loro figli Eliana, Luciana e Antonio.