TERMOLI. L’opera di ricerca e di ‘moral suasion’ per la conservazione e la valorizzazione di monumenti e storici edifici dell’architetto Luigi Marino, di recente protagonista dell’incontro al cinema Sant’Antonio sul Castello Svevo, prosegue nel filone della termolesità.
Stavolta, i riflettori si accendono sull’antica scogliera, alla base del borgo lato porto, che secondo l’architetto Marino va protetta e valorizzata.
“…ma ancora più rapida è la scomparsa degli uomini e delle strutture tradizionali del mestiere, così utili alla comprensione corretta delle costruzioni antiche” (Bessac, 1999).
IL SAGGIO DELL’ARCHITETTO LUIGI MARINO
«Il parziale crollo del muro a retta che sovrasta l’area del parcheggio riservato agli abitanti del Paese Vecchio e la successiva pulizia hanno rimesso in luce parti della scogliera, sopravvissute alle numerose demolizioni, e tratti di murature, anch’esse più volte rimaneggiate. Si tratta di una delle parti meno conosciute della cinta fortificata, eppure la più interessante perché espone una ricca campionatura di murature riferibili alle diverse fasi costruttive. Sono evidenti le differenze con le altre cortine, fortemente segnate da finestre e più recenti balconi, ma anche con i muraglioni in laterizio allestiti in corrispondenza dei crolli e delle ripetute demolizioni del Giudicato sul fronte occidentale.
Avviene quasi sempre che le scelte costruttive siano condizionate in maniera determinante dalla disponibilità delle risorse locali, lapidee innanzitutto. Molte architetture di epoca passata sono caratterizzate dalla permanenza, talvolta caotica, di tracce originali che potremmo definire autografe. L’attenzione alle tracce di lavorazione, lasciate da ignoti ma abili costruttori, può facilitare la comprensione di attività architettoniche altrimenti di più difficile interpretazione.
Alcune foto d’epoca sono testimoni eloquenti di trasformazioni condizionate dall’adeguamento a nuove esigenze e che oggi riscopriamo. Alcune “carte” d’archivio documentano interventi edilizi che hanno contribuito a dare nuove fisionomie architettoniche. Le diverse azioni, costruttive e/o demolitorie, gli interventi di consolidamento e di integrazione, i ripensamenti localizzati e i rimaneggiamenti in estensione, costituiscono un ricco archivio. La valenza estetica delle murature certamente ha un suo valore ma non meno importante è quella storica e scientifica in quanto ogni monumento è documento di cultura materiale. E anche per questo va tutelato e valorizzato predisponendo gli interventi conservativi di cui può aver bisogno.
Il Paese Vecchio propone, adesso, oltre ai monumenti già noti, un nuovo elemento che interesserà i visitatori di passaggio ma che dovrà incuriosire soprattutto i termolesi. La scogliera e le murature superstiti vanno considerate come un libro da sfogliare, leggere e interpretare. Un libro che è scritto in una sua lingua (che ovviamente bisogna conoscere); intanto, per cominciare si può partire dalle figure. Le murature rimesse in luce possono rappresentare un campione significativo di quel patrimonio di conoscenze e di abilità costruttive in uso fino a tempi relativamente recenti ma che si stanno perdendo con velocità crescente. A causa di una sopravvalutata fiducia nelle tecnologie moderne ma anche a causa di una malintesa politica turistica, frettolosa e di consumo immediato, che provoca trasformazioni irreversibili.
Una visita con un po’ di attenzione potrebbe offrire suggestioni nuove e ampliare orizzonti di conoscenze e stimolare rinnovati impegni verso la conservazione e valorizzazione».
DIDASCALIE
– Le foto documentano lo stato (fine ‘800-inizi ‘900) del versante orientale del Paese Vecchio, recentemente rimesso in luce;
– Il progetto di sopraelevazione della casa du’ prevete Tise (1927) prevedeva anche il consolidamento della scogliera e una nuova foderatura della parete fronte mare.


