TERMOLI. Dopo Regione Molise e Parlamento, presentata l’interrogazione sulla sospensione della Gigafactory Acc a Termoli è stata presentata da Pasquale Tridico, Mario Furore, Dario Tamburrano, Valentina Palmisano e Gaetano Pedullà, tutti esponenti del gruppo parlamentare “The Left” al Parlamento Europeo La sospensione della Gigafactory Acc a Termoli mette in luce le fragilità e le sfide del percorso europeo verso una produzione autonoma di batterie, vitale per la transizione alla mobilità elettrica e la competizione industriale globale. Annunciata con grandi aspettative nel 2022, la realizzazione della gigafactory da 2 miliardi di euro – sostenuta da finanziamenti NextGenerationEU nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e destinata ad assumere fino a 1.800 persone entro il 2030 – doveva rappresentare il motore della nuova industria green in Italia e un pilastro della strategia dell’Unione Europea per la resilienza della catena del valore delle batterie. La joint venture Automotive Cells Company (Acc), che coinvolge Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, avrebbe dovuto trasformare Termoli in un hub strategico per il Sud Europa.
Nel giugno 2024, però, Acc ha sospeso il progetto, citando il rallentamento della domanda di veicoli elettrici e la necessità di “rivedere la strategia industriale” del gruppo. Il colpo per il territorio e l’intero settore è stato aggravato dalla revoca, da parte delle autorità italiane, di 350 milioni di euro di fondi pubblici. Ad oggi, nessuna decisione definitiva è stata presa, lasciando in sospeso non solo la riconversione e la rinascita di uno stabilimento ex Fiat, ma anche le prospettive occupazionali di centinaia di lavoratori. La questione rimbalza anche a Bruxelles, dove gli europarlamentari sollecitano la Commissione UE a intervenire, valutando strumenti straordinari di sostegno pubblico – dal quadro degli aiuti di Stato previsti dal Patto per l’industria pulita fino all’uso del Fondo di coesione o del Fondo per una transizione giusta – per salvaguardare la tenuta industriale e i posti di lavoro. Il caso Termoli viene ormai letto in controluce rispetto agli obiettivi climatici europei: la produzione interna di batterie non è solo una promessa occupazionale, ma un tassello indispensabile per la sovranità tecnologica dell’Europa, minacciata dalla concorrenza extra-UE e dalle incertezze del mercato globale. Il futuro della Gigafactory di Termoli oggi resta sospeso tra crisi industriale e speranza di rilancio: la posta in gioco non riguarda solo una fabbrica, ma la credibilità della transizione verde italiana ed europea. In questo scenario, la voce delle istituzioni locali, dei lavoratori e delle rappresentanze territoriali reclama chiarezza e indirizzi concreti: perché la sfida della decarbonizzazione non può lasciarsi alle spalle territori e persone, né permettersi battute d’arresto sul fronte strategico della manifattura sostenibile.