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giovedì 4 Settembre 2025
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“Inseparabili”: Andrea ricorda il suo amico fraterno Kevin

CASTELMAURO. Cresciuti a Lentella, insieme, inseparabili e gli sguardi nella foto che correda l’articolo sono inequivocabili, quanto profondi. Il giorno dopo la tragedia costata la vita al motociclista 29enne Kevin Trofino, è il molisano Andrea D’Angelo, cognome chiaramente riconducibile a Castelmauro, a ricordare il suo fraterno amico.

«Carissimo amico mio, fratello mio,
Sono io, Andrea, il molisano di Castelmauro, quello che, come te a Lentella, sapeva cosa significava vivere in un paese sperduto. Forse è stato proprio questo, alle superiori, a renderci inseparabili: due ragazzi cresciuti nell’anonimato, che ridevano di sé stessi e facevano a gara a chi fosse più “sconosciuto al mondo”.
Con il tempo, però, quell’amicizia si è fatta carne e sangue, trasformandosi in fratellanza. Una fratellanza nata tra i banchi di scuola e mai spezzata, nemmeno quando la vita ci ha messo su strade diverse. Perché, anche con la distanza, c’era sempre una telefonata, un messaggio, una frase che iniziava con: “Che fine hai fatto? Dobbiamo vederci, ho mille cose da raccontarti!”.
Quante giornate spese insieme: io, tu, Domenico e Jacopo, i casinisti del Tiberio. Le risate partivano alle 07:45, al terminal, e finivano solo quando ci auguravamo la buonanotte, sapendo che l’indomani tutto sarebbe ricominciato.
Abbiamo finto di essere in gita per convincere dei pescatori a farci visitare i Trabucchi di Termoli, partecipato a manifestazioni scolastiche solo per fare più chiasso di quello che facevamo tra i banchi di scuola, abbiamo riso, scherzato, litigato persino per la stessa ragazza… ma ogni volta tornavamo insieme, più uniti di prima.
Non dimenticherò mai la mia prima volta a Lentella, quando volevi presentarmi tutti, farmi conoscere la tua famiglia che mi accolse come un figlio. Né i tuoi 18 anni, una festa indimenticabile, con tutti i guai che ti abbiamo fatto passare. E poi i miei 18 anni… lì sì che facemmo il delirio! Tra canti, balli e quel tuo sorriso sempre sul volto.
Come potrei scordare quel giorno in cui il telefono squillò e, all’improvviso, eri sotto casa mia, con quel tuo zippetto rosso “invisibile”, solo perché volevi vedermi, perché volevi toccare con mano quanto fosse sperduto il mio paese.
Gli anni sono passati, tu tra i mari e io in giro per il mondo, eppure bastavano dieci minuti, un caffè al volo, per sentirci di nuovo noi: due amici, due fratelli, a raccontarci sogni, progetti e i ricordi che non smettono di bruciare dentro.
Ricordo l’ultima volta che ci siamo visti: la gioia negli occhi per la tua moto, per la tua ragazza con cui già progettavi mille cose, per l’orgoglio di essere diventato zio. E ricordo soprattutto le cavolate di quell’aperitivo, che oggi risuonano come un’eco dolceamaro.
Ed eccomi qui ora, con il magone in gola, le mani che tremano e le lacrime che scorrono come i mari che hai navigato. Non riesco a darmi pace: non doveva andare così. Non avrei mai immaginato di scrivere queste righe, quando il mio unico desiderio sarebbe poterti rivedere, parlarti ancora e rivivere tutto ciò che eravamo.
Eppure, nonostante il dolore, mi sento grato. Grato di aver conosciuto “lu chiù fregn d Lentell”.
Fai buon viaggio, fratello mio! Perdonami se non posso essere lì con te. Ma sappi che ti porterò per sempre nel cuore: con la tua semplicità, con la tua bontà, con la tua spensieratezza e con quella tua bellezza.
Sarai per sempre un ricordo che nessun tempo potrà cancellare».