GUARDIALFIERA. 1° settembre 20^ Giornata Mondiale perla Salvaguardia del Creato. Pensieri in libertà. Nulla sulla terra è più gradevole e più bello del Creato.
Persino l’uomo sbrigativo di oggi, che non sa più sognare, sostare né contemplare la struggente bellezza della Natura, avverte nel suo intimo un’irresistibile serenità. Secondo la teologia cristiana, la suprema bellezza della natura è opera dell’amore trinitario.
In epoca antica, i lirici greci magnificarono la Natura idealizzandola con elementi incantevoli: boschi, ruscelli, prati fioriti, in un topos letterario spesso abitato dagli dèi.
I lirici latini, invece, la esaltarono attraverso la fantasia e il sentimento elegiaco di Lucrezio, Orazio, Ovidio, esplorando il Creato con un insieme di concetti morali e spirituali.
Tagore (1861–1941), premio Nobel, filosofo, pittore e pedagogista tra i maggiori del mondo, al cospetto della “Natura Creata” pregò così: «Hai fatto prigioniero il mio cuore nelle infinite reti della tua musica, o Signore.” E forse per questa sua profonda propensione fu definito “la piccola canna di flauto nell’armonia segreta del Cosmo».
Anche Silvio Pellico, letterato e patriota, manifestò a suo modo una concezione ecologica e morale elevata.
Il Creato fu mitizzato da Fëdor Dostoevskij, Carducci, Pascoli, Ungaretti, Giovanni Prati, Montale, Gabriele D’Annunzio, Pier Paolo Pasolini. E da una miriade di musiche e belle canzoni che anch’io – ormai vecchio – suonavo e cantavo da giovane:
“Vieni, c’è una strada nel bosco”; “Voglio vivere così col sole in fronte”; “Vieni con me in campagna”; “Notte di luna calante”; “Quando vien la sera”; “Canto nella valle” con Natalino Otto. E poi “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano; “La canzone del sole” di Lucio Battisti; “Montagne verdi” di Marcella Bella; “Eppure soffia” di Pierangelo Bertoli; “Passa il gigante e calpesta l’erba” di Fiorella Mannoia; “Cara terra mia” di Al Bano e Romina Power.
Insomma, con versi e canto, tutti questi motivi – e tante altre canzoni – tendono e sognano di trasformare le ferite del mondo in un impegno di speranza. Lunedì 1° settembre ricorre la 20ª Giornata Mondiale per la Salvaguardia del Creato.
Ha un tema attualissimo in quest’anno giubilare, e persino suggestivo: “Semi di pace e di speranza”.
Il seme: sinonimo eccellente di fiducia, di rinascita, di secondo inizio. Quel chicco sotterrato che germoglierà e genererà una nuova abbondanza di vita.
Nei Vangeli, Cristo è il seminatore generoso che sparge il buon seme senza timore di sprecarlo, aspettando con pazienza i frutti sperati dal contadino.
Si celebra la Giornata a tutela del Creato mentre, purtroppo, in tutto il mondo viene ancora commesso impunemente il grave peccato ecologico.
Si celebra nel momento in cui si perpetra il sacrilegio e l’orrore dell’uomo contro la Natura: deforestazione selvaggia, sfruttamento del territorio, capovolgimento climatico, eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi. Orrori che causano la perdita della biodiversità, l’estinzione di innumerevoli specie animali e vegetali, la degradazione delle risorse naturali che minacciano la stabilità degli ecosistemi e compromettono la serenità e il benessere delle future generazioni. Tuttavia, oggi vivo la Giornata del Creato nella terra raccontata da Jovine, immerso nell’amenità del Lago. E quanto è bello “camminarci sopra”, in quel tratto della Bifernina particolarmente affascinante, progettata da Filippo Arredi.
Vincenzo Di Sabato