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lunedì 3 Novembre 2025
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Centro antiviolenza senza casa, Passarelli: «Una vergogna umana e istituzionale»

CAMPOBASSO. Il cambio di gestione del Centro Antiviolenza (CAV) di Campobasso ha generato tensioni e difficoltà logistiche inaspettate. La nuova realtà individuata dalla Regione Molise, Aps Liberaluna, si trova infatti senza una sede operativa, dopo che il Comune ha dichiarato “indisponibile” l’immobile finora utilizzato. Una vicenda che solleva interrogativi sulla continuità di un servizio essenziale per la tutela delle donne e dei minori vittime di violenza.

«Cambia l’ente che gestirà il CAV (Centro antiviolenza) e la sede che lo ha ospitato fino ad oggi diventa di colpo “indisponibile”». Così la consigliera regionale con delega alle Politiche sociale, Stefania Passarelli.

«A seguito dell’avviso pubblico del 1° agosto scorso, l’Aps Liberaluna è stata individuata quale partner della Regione Molise nella coprogettazione e cogestione dell’intera rete di servizi e interventi dedicati al contrasto alla violenza di genere– prosegue la Passarelli- Un iter terminato alla fine dello stesso mese e che ha visto, all’esito della procedura di valutazione della Commissione tecnica, l’attribuzione all’Aps Liberaluna del punteggio più alto.

La stessa agirà – in stretta integrazione con gli Ambiti Territoriali Sociali di Campobasso, Isernia e Termoli, oltre che con i Comuni interessati – nella gestione dell’intera rete dedicata al contrasto alla violenza di genere: un servizio che non può assolutamente interrompersi.

Ma a Campobasso l’Aps Liberaluna ha rischiato di non avere una sede dove svolgere le attività conseguenti, poiché l’immobile, in precedenza a disposizione di chi gestiva il servizio, non è più disponibile.

Dal 1° novembre, data di avvio, le attività di contrasto alla violenza di genere avrebbero rischiato di essere erogate “a singhiozzo”, almeno fino all’individuazione di una nuova sede.

In tale direzione, però, la Regione (con il Servizio Programmazione Politiche Sociali), l’Asrem e l’Aps Liberaluna si sono già messe in moto verificando la disponibilità di altri immobili, stante la decisione assunta e comunicata dal Comune di Campobasso, ente capofila dell’Ats, a soli pochi giorni dall’avvio delle attività in capo al nuovo ente gestore.

Sia chiaro: a Palazzo San Giorgio questo “cambio di gestione” è noto e non da oggi.

Anzi, il 15 ottobre scorso, nel corso di una riunione con tutti i soggetti coinvolti, i contenuti del progetto dell’Aps individuato come partner della Regione Molise sono stati ulteriormente specificati, delineando quindi il ruolo di ciascun attore all’interno degli interventi in materia di contrasto alla violenza di genere.

In quella stessa riunione, è stata richiesta a tutti i soggetti la più fattiva collaborazione per garantire la continuità di un servizio essenziale, proprio attraverso la messa a disposizione di locali idonei.

Tutti gli Enti hanno manifestato la propria disponibilità alla risoluzione di eventuali problemi logistici. Tutti.

A parole, quindi, la massima apertura. Poi, nei fatti, a cavallo del cambio di gestore, il presidente del Comitato dei sindaci dell’Ats di Campobasso e sindaca del capoluogo, Marialuisa Forte, con nota assunta al protocollo della Regione solo in data 29.10.25 (a due giorni dalla scadenza del servizio in capo al precedente gestore), ha comunicato che l’amministrazione ha “già programmato una diversa destinazione dei locali”, anche alla luce del fatto che “non sussiste alcuna continuità giuridico-amministrativa tra il sistema in scadenza e il nuovo assetto organizzativo”.

Tra il dire e il fare, quindi, sembra invece ci sia di mezzo l’impossibilità di gestire direttamente questa tipologia di servizio, poste le obiezioni che la sindaca mette nero su bianco.

Il Comune si impegna “a garantire forme di collaborazione a tutela delle donne e dei propri figli minori” ma non una sede, un luogo di accoglienza, di protezione, di ascolto.

Quella stessa sede, in pieno centro storico a Campobasso, dove i suoi predecessori e anche alcuni attuali consiglieri-assessori hanno tagliato nastri e fatto inaugurazioni con tanto di discorsi pieni di belle parole.

Una vergogna, umana e istituzionale.

Non basta e non serve appuntarsi una spilla sul bavero, indossare scarpe rosse, inaugurare panchine, tenere incontri e convegni “infarciti” di parole di circostanza.

Servono azioni vere, concrete, che non guardino solo al proprio orticello – perché ancora di questo si tratta quando si parla di Sociale, purtroppo – ma a un servizio che oggi, se fosse per il Comune di Campobasso, potrebbe non avere una sede.

Nell’attesa di capire quale irrinunciabile servizio sarà erogato in quella sede destinata ad altro, il Servizio Programmazione Politiche Sociali, l’Asrem e l’Aps Liberaluna hanno già attivato tutte le procedure possibili per individuarne un’altra, dignitosa e indispensabile ad erogare prestazioni salvavita destinate a donne e bambini.

Senza spillette, senza scarpe rosse e senza discorsi di circostanza».