GUGLIONESI. “Con gli occhi di Adamo”. Don Nicola Mattia così racconta quel tragico 6 ottobre 1943 a Guglionesi.
«E’ sempre bello ascoltare la “Carmela” mentre riprendiamo la processione tra due ali di folla e i tanti negozi che abitano questa strada nella quale si concentrano tante attività e tanta vita.
Fino a qualche anno fa dopo aver percorso “Lungomar” ci inoltravamo per le strade di “Petticec”(59) ora, il percorso ridotto, ci porta a transitare davanti a Villa Lucia.
Avevo allertato il beato Umile e tutti i santi guglionesani.
Questa cosa non volevo proprio gestirla da solo.
Quando li convocai si presentarono tutti e col cuore in gola dissi loro quanto già sapevano.
Ci confrontammo sul da farsi ma non avevamo molto tempo.
Erano tempi di guerra e, come dice il proverbio “a cod ghè brutt a sqrcià”(60), i tedeschi, con l’avanzata degli alleati, si stavano ritirando dal sud della nostra penisola e al comando dell’ufficiale Steiner occuparono Guglionesi. La collocazione geografica del paese era strategica e permise loro una lunga ma strenua resistenza.
Le navi alleate al largo di Termoli e gli aerei degli stessi dal campo di aviazione di Campomarino sottoposero il paese a continui bombardamenti.
Nel frantoio dei Fulvio vi erano delle abbondanti riserve di olio e, secondo Steiner, quell’ approvvigionamento poteva costituire pericolo dal momento che l’olio è materiale infiammabile. L’ufficiale pensava che se il frantoio fosse stato colpito da una bomba, quell’olio avrebbe preso fuoco e creato problemi così ordinò di svuotare le vasche.
Per evitare che tutto quel ben di Dio andasse perduto, i proprietari avvisarono la popolazione che lo avrebbero donato. Avrebbero così eseguito gli ordini ma anche dato un poco di sollievo alle famiglie stremate.
Qui, a Villa Lucia, i tedeschi stabilirono il loro quartier generale e da qui, potevano controllare i movimenti intorno al frantoio in questione che non era molto distante dal loro acquartieramento.
Ai guglionesani non sembrò vero di poter avere un poco di olio e così con grandi e piccoli contenitori si avviarono verso il frantoio.
La fila occupò tutta “Lungomare”.
Per evitare tafferugli, i tedeschi si distribuirono lungo quel serpentone umano costituito da gente di ogni fascia d’età.
Dai loro punti di osservazione, gli alleati, notarono quella fila e, pensando che fossero militari, fecero alzare in volo i loro aerei che sganciando le loro bombe fecero strage.
L’ufficiale tedesco, che diede l’ordine di svuotare le vasche del frantoio, rimase sotto le bombe.
Sotto il fuoco amico morirono 22 guglionesani.
Eravamo pronti, avevamo chiesto ed ottenuto una corsia preferenziale per quelle vittime che avevano la sola colpa di essere nel bisogno per una povertà indotta dalla guerra.
Il primo ad arrivare da noi, fu un bimbo di 6 anni, poi pian piano giunsero tutti. Con il passo lento degli anziani, arrivò a destinazione anche l’ultimo.
Era il 6 ottobre 1943
Chi può dimenticare quel giorno?
Chi mai può immaginare che in situazioni del genere noi restiamo impassibili?
Qualche tempo dopo a coloro che trovarono la morte immediata si aggiunsero alcuni tra i feriti gravi, anche loro accogliemmo con tutta l’attenzione dovuta».

